Bus precipitato in Irpinia: fu colpa della barriere corrose

Perizia sconcertante della Procura di Avellino, sull'incidente che avvenne a luglio lungo l'autostrada A16, in cui un bus precipitò nel viadotto di Acqualogna. La causa sarebbe da attribuire alla cattiva manutenzione delle barriere di protezione

Bus precipitato in Irpinia: fu colpa della barriere corrose

Perizia sconcertante sull’incidente del bus precipitato in Irpinia, sull’autostrada A16: le barriere erano corrose e non in grado di fermare il mezzo che procedeva ad elevata velocità, a causa della rottura dei freni. Questo è quello che emerge dalle indagini effettuate dalla Procura di Avellino.

La tragedia avvenne il 28 luglio del 2013. Il pullman stava riportando a casa 48 persone che avevano trascorso una gita di tre giorni in provincia di Benevento. Era un gruppo di amici che spesso organizzava viaggi per passare qualche giorno insieme, ma quella domenica d’estate il felice rientro a Napoli si è tramutato in una immane tragedia. Mentre percorreva l’autostrada Napoli-Bari, l’autista ha perso il controllo del bus per lo scoppio di un pneumatico e la rottura dei freni. Inutili sono stati i tentativi dell’uomo di riprendere il controllo, anche perché il tratto di strada si trova in forte pendenza, impossibile quindi poter fermare il mezzo. Nella sua folle corsa, l’autobus ha tamponato varie automobili che erano incolonnate, ha urtato contro il guardrail sfondandolo ed infine precipitando nel viadotto Acqualogna. L’impatto è stato tremendo: il bus ha fatto un volo di ben trenta metri e si è spezzato in due. In tutto le vittime sono state 39.

Le prime ipotesi affermavano che il mezzo non poteva circolare perché obsoleto o che era colpa dell’autista, anche lui morto nell’incidente, colto da un colpo di sonno mentre era alla guida. Finalmente, la perizia effettuata dalla Procura di Avellino ha fatto luce su tutte le responsabilità della tragedia. La causa sarebbe invece la cattiva manutenzione del tratto di autostrada, infatti i perni che dovevano garantire la tenuta delle barriere di protezione erano corrosi dall’uso del sale che veniva sparso sul tratto autostradale nel periodo invernale, al fine di evitare il formarsi del ghiaccio. I periti affermano che se ci fosse stata la giusta manutenzione, la tragedia avrebbe potuto essere evitata, perché i guardrail avrebbero retto all’impatto con il bus, evitando che precipitasse nel vuoto. Viene anche esclusa ogni responsabilità dell’autista, Ciro Lametta, che era stato iscritto nel registro degli indagati; gli viene anzi riconosciuto il tentativo di aver cercato di tenere il bus sulla carreggiata.

Confermata invece, la responsabilità del proprietario del mezzo, Gennaro Lametta, e di due dipendenti della Motorizzazione civile di Napoli, perché avrebbero prodotto documenti falsi sulla revisione. Inoltre vengono indagati dei dipendenti della società Autostrade, tra cui l’addetto alla manutenzione del tratto in cui ha ceduto il guardrail. La cosa sconcertante è che, se le cose fossero state fatte come avrebbero dovuto, molte persone oggi sarebbero ancora vive.

 

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