Bulle palpeggiano coetanea in discoteca: una condanna per violenza sessuale di gruppo

Ieri è scattata una condanna per violenza sessuale di gruppo nei confronti di una bulla, per aver palpeggiato la sua coetanea in discoteca. I fatti risalgono al 2016.

Bulle palpeggiano coetanea in discoteca: una condanna per violenza sessuale di gruppo

Quella che vi racconterò è una storia riportata sul quotidiano locale Giornale di Brescia, risalente all’estate 2016… una vicenda sulla quale, solo ieri, a distanza di diversi anni, è stato messo un punto e che tratta di bullismo, una piaga dilagante nella nostra società tra i giovani.

Teatro dei fatti è una discoteca del Bresciano, dove 4 bulle, tre minori e una maggiorenne, avevano preso di mira la loro vittima, all’epoca 16enne per “punirla”, colpevole di aver rubato il fidanzato ad una di loro. 

Il racconto della vittima 

La vittima, oggi 22rnne, racconta così quanto le è accaduto: “Mi hanno accerchiata e hanno iniziato a toccarmi il seno, poi mi hanno messo una mano nei pantaloni“, aggiungendo: “So che ne loro gesto non c’era una finalità sessuale, ma ero terrorizzata da quelle ragazze”. La giovane, nel 2016, sporse dennucia e da lì sono scattate le indagini che hanno portato a 2 distinti procedimenti. 

Il Tribunale dei Minori (che si è occupato delle ragazzine all’epoca minorenni) ha archiviato il caso con la messa alla prova delle tre minori, mentre la 1° Sezione penale di Brescia ha condannato l’unica maggiorenne a 10 mesi con l’accusa violenza sessuale di gruppo. Il pm che ha seguito il caso aveva chiesto la condanna ad 1 anno e 4 mesi.

L’imputata non ha negato i fatti, tentando di giustificarsi, dicendo che si era trattato di uno scherzo di cattivo gusto, che non pensava che la ragazza le avrebbe poi denunciate e di aver chiesto subito scusa alla vittima. Per il pm “sono stati atti indesiderati e anche se non c’era un fine sessuale non possiamo non considerare quanto accaduto una violenza sessuale di gruppo”. Teoria condivisa dai giudici con una condanna. L’idea era quella di uno “scherzo”, che però è rapidamente sfuggito di mano alle autrici, trasformandosi in un episodio di bullismo al femminile. 

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