Brindisi, incidente mortale: la giovane infermiera Sara muore in uno schianto dopo 2 turni di notte in clinica

L'infermiera 27enne Sara Viva Sorge è morta a 27 anni in uno schianto contro un palo a Brindisi. La ragazza rientrava da lavoro dopo 2 turni di notte in clinica.

Brindisi, incidente mortale: la giovane infermiera Sara muore in uno schianto dopo 2 turni di notte in clinica

Sara Viva Sorge, giovane infermiera che avrebbe compiuto 27 anni tra pochi giorni, è morta nelle prime ore di ieri, 15 febbraio, dopo lo schianto della sua auto, una Renault twingo, contro un albero a bordo strada, dopo aver sbandato sulla strada provinciale 30, alle porte di San Vito dei Normanni, in provincia di Brindisi. 

La ragazza stava tornando a casa dopo il turno di notte presso la clinica riabilitativa della Fondazione San Raffaele di Ceglie Messapica, dove lavorava da meno di 1 mese.A trovarla il padre, uscito a cercarla perché non l’aveva vista rientrare a casa.

L’accaduto 

Dalle prime ricostruzioni, si tratterebbe di un incidente autonomo, forse causato dall’asfalto bagnato. L’impatto è stato talmente violento da non lasciare scampo a Sara, che è morta sul colpo. I soccorsi medici del 118, intervenuti sul luogo del sinistro, non hanno potuto far altro che dichiarare il decesso. Ad allertare i soccorritori alcuni automobilisti che percorrevano la provinciale che collega San Vito dei Normanni a San Michele Salentino, ma sul luogo dell’incidente è arrivato anche il padre della ragazza, uscito di casa per cercarla visto che non l’aveva vista rientrare, ritrovandola travolta da un ammasso di lamiere. 

La tragica notizia ha lasciato sconvolta tutta la comunità ma, al contempo, invita a riflettere sul carico lavorativo a cui vengono sottoposti i dipendenti della struttura. E’ questo quel che scrivono, in una nota, Chiara Cleopazzo della Fp Cgil di Brindisi e Luciano Quarta dello sportello Salute e sicurezza dello stesso sindacato che, altre volte, hanno denunciato la situazione. 

Sara, che viveva in famiglia, aveva studiato all’università romana di Tor Vergata e lavorava da 20 giorni alla Fondazione San Raffaele di Ceglie Messapica, aveva fatto 2 notti consecutive di lavoro. I sindacalisti sottolineano che spesso, per una unità lavorativa, si arriva a gestire 10 degenti con un carico di lavoro al limite. Per questo, concludono, è incomprensibile un turno di lavoro lungo e con due notti consecutive, che sicuramente non può consentire il recupero psicofisico dovuto.

La vittima ogni giorno andava e tornava dalla Fondazione, seguendo i ritmi massacranti imposti dalla pandemia e ieri mattina ha trovato la morte dopo che, esausta, aveva terminato di lavorare, per la seconda volta, dalle 8 di sera alle 6 del mattino. I dirigenti e i dipendenti del presidio ospedaliero dove lavorava hanno espresso “profondo sgomento per quanto accaduto e si stringono attorno alla famiglia nella consapevolezza che nessuno, purtroppo, potrà mai compensare il dolore di fronte ad una tragedia tanto grande quanto inaccettabile”.

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