Brindisi, ex guardia giurata viene arrestata per una dimenticanza del giudice

Brutta disavventura per un'ex guardia giurata di Ostuni (Brindisi) che mentre si trovava a Roma si è accorto di aver dimenticato il caricatore della sua pistola (rimasta in Puglia) all'interno del marsupio. Ha avvisato la Polizia, poi è accaduto l'incredibile.

Brindisi, ex guardia giurata viene arrestata per una dimenticanza del giudice

Quella che giunge dalla provincia di Brindisi è una vicenda assurda. Una ex guardia giurata di Ostuni, infatti, è stata condannata a dieci mesi di reclusione ai domiciliari a causa di una dimenticanza del giudice. Tutto comincia nel 2015, quando l’ex guardia giurata, oggi 69enne, si trova a Roma, precisamente in Piazza San Pietro. Quel giorno è un mercoledì e c’è l’udienza generale del Santo Padre. Mentre si avvicina ai tornelli di sicurezza, l’uomo si accorge di aver dimenticato il caricatore della sua pistola Glock con all’interno 15 colpi. L’arma ovviamente l’uomo non l’aveva con sè, in quanto era rimasta in Puglia. 

Decide quindi di avvisare subito la Polizia del commissariato Borgo. I poliziotti presenti capiscono la situazione e l’ex guardia giurata si reca in commissariato per spiegare il tutto. Visto che non si trattava di un fatto grave, il 69enne decise di nominare un avvocato d’ufficio del foro di Roma. Ma è proprio da allora che sono cominciati i guai giudiziari, una vicenda che si protratta fino ad oggi. 

L’arresto

Il 29 luglio del 2019 gli agenti del commissariato di Polizia di Ostuni bussano alla sua porta. La guardia giurata scoprì quindi di essere stata condannata a dieci mesi e venti giorni di reclusione, più un’ammenda penale. L’uomo cadde letteralmente dalle nuvole e decise di rivolgersi a due avvocati di fiducia, Angelo Brescia, del foro di Brindisi, e Valeria Volpicella, del foro di Bari.

Il legali cominciano ad indagare sulla situazione, scoprendo che l’avvocato d’ufficio che lui aveva nominato non si è mai presentato a nessuna udienza e che aveva dimenticato di informarlo circa la sua situazione personale. L’uomo ha passato sette mesi ai domiciliari. Ma c’è purtroppo dell’altro. 

Nel dispositivo della sentenza di condanna del giudice Barbara Bennato del Tribunale di Roma, accanto alla pena compare la dicitura, scritta a penna, “pena sospesa”. Ciò vuol dire che il 69enne non doveva essere arrestato. La sentenza risale all’8 marzo 2019. Dopo pochi giorni vengono pubblicate le motivazioni e nel verbale la dicitura “pena sospesa” scompare, e così l’uomo è costretto a scontare l’arresto. I legali di fiducia hanno trasmesso al Tribunale di Roma una istanza di scarcerazione che è stata fortunatamente accolta. Adesso l’uomo vuole dare battaglia, per rivalersi dell’ingiusto danno subito, sia nei confronti dell’avvocato d’ufficio che nei confronti dello Stato.

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