La Procura della Repubblica di Brindisi ha chiuso le indagini attorno al decesso sul lavoro di Gianfranco Conte, l’operaio 37enne di Tuturano deceduto lo scorso marzo all’interno dello stabilimento Jindal situato alla zona industriale di Brindisi. Per la Procura ci sono state gravi violazioni della sicurezza sul lavoro e per la prevenzione degli infortuni. In totale sono sei le persone finite sotto la lente dei magistrati.
Agli indagati nelle scorse ore sono stati notificati gli atti di chisura delle indagini che vedono costoro quindi formalmente indagati per quanto accaduto all’interno della Jindal e che è purtroppo costato la vita al giovanissimo Gianfranco, grande lavoratore e padre di famiglia. Famiglia che chiede oggi a gran voce giustizia.
Le accuse agli indagati
Sono gravissime le accuse che la Procura di Brindisi rivolge adesso agli indagati. Per tutti loro c’è l’accusa di omicidio colposo, mentre per solo quattro di loro l’accusa è anche aver di violato degli obblighi del datore di lavoro. L’ipotesi di reato ascritta a costoro è di non aver dotato i lavoratori di attrezzature conformi ai requisiti di legge.
Al capo B invece vengono imputate violazioni degli obblighi del preposto, ovvero gli indagati pur conoscendo che proprio il macchinario dove stata lavorando Ginfranco avesse dei problemi non avrebbero provveduto a segnalare prontamente agli operai tali deficienze delle attrezzature. Conte stava operando infatti un sollevamento di un grosso rullo in metallo, una bobina, tramite alcuni cavi e una gru. Improvvisamente il telecomando si azionò involontariamente e Conte rimase schiacciato tra lo stesso rullo e una balaustra di sicurezza.
Portato d’urgenza in ospedale Gianfranco perse la vita poco dopo a causa dei gravi traumi riportati nel sinistro. La Procura vuole fare anche luce circa il mancato allestimento di un meccanismo che potesse interrompere la marcia delle attrezzature. Titolare dell’inchiesta è il pm Raffaele Casto. Molto probabilmente adesso si aprirà un processo penale nel quale paeti offese sono i famigliari prossimi di Conte tra cui la moglie Erika. Per i magistrati quindi il decesso di Gianfranco si sarebbe potuto evitare se solo fossero state rispettate tutte le misure si sicurezza.