A Brindisi c’è molta preoccupazione per quanto riguarda il futuro di moltissimi lavoratori industriali, visto che molte aziende stanno decidendo di dire basta alla produzione nel capoluogo di provincia pugliese. Tra i tanti che rischiano di rimanere a casa, senza lavoro e con famiglie da sostenere, ci sono sicuramente i lavoratori impiegati presso la centrale termoelettrica Enel di Cerano, una delle più grandi d’Europa di proprietà di Enel che sarà dismessa entro il 31 dicembre prossimo 2025. Da molti mesi la centrale è in “phase out” ovvero sono stati spenti man mano i quattro giganteschi gruppi che producevano a pieno regime 2.640 Mw di energia elettrica.
Ma la speranza in ogni caso è l’ultima ad andarsene. In queste settimane sono state tantissime le manifestazioni dei lavoratori dell’indotto e dipendenti della stessa centrale di Cerano che hanno fatto sentire la loro voce presso le istituzioni. Adesso però speranze arrivano dalle parole degli amministratori di Eni ed Enel, che sono ben consci dei problemi che la chiusura di un plesso industriale così grande porterà all’interno territorio dove in centinaia rischiano di rimanere senza futuro.
Eni ed Enel pensano a rinvio chisura
In questi giorni molte nazioni stanno valutando di sospendere per adesso il “phase out” delle centrali a carbone, visto che a causa dei problemi internazionali generati dalla crisi russo-ucraine, e per ultimo dalla politica dei dazi emessi dagli Stati Uniti d’America, ci si potrebbe trovare ad affrontare una crisi energetica di non poco conto. Per questo è importante essere autonomi dal punto di vista dell’energia elettrica sull’intera Europa. Spagna e Germania hanno deciso di spostare al 2030 il “phase out” delle centrali a carbone.
Il Governo italiano per adesso mantiene la rotta sulla decarbonizzazione e ha fissato il termine della chiusura della centrale entro il 31 dicembre 2025, da mesi ormai l’impianto di Cerano è fermo. Ma una decisione dell’Esecutivo presa anche in questo lasso di tempo potrebbe di fatto salvare centinaia di posti di lavoro e dare respiro ai lavoratori almeno per altri 5 anni. Ma per adesso dal Governo non arrivano spiragli in questo senso.
Flavio Cattaneo e Claudio Descalzi, rispettivamente ad di Enel ed Eni, hanno dichiarato nel corso di un convegno della Lega per quanto riguarda il nucleare che “entro agosto chiudiamo quattro centrali a carbone perfettamente funzionanti e sono quelle che ci hanno salvato durante la crisi del gas” – ha spiegato Catteneo. “Io l’ho detto anche nei luoghi deputati alla discussione, Enel può cederle anche al Gse o a chiunque sel’utilizzo è quello della sicurezza del sistema e non della produzione,quindi ci penserei” – ha riferito ancora Catteneo.
Descalzi ha sostenuto che al momento attuale sarebbe pericoloso chiudere le centrali a carbone “in una situazione di alti costi o di scarsa disponibilità di energia, è un fatto politico ma anche di buon senso” – ha riferito Descalzi. Adesso l’ultima parola spetta proprio al Governo, negli scorsi giorni anche la Cisl e lo stesso sindaco di Brindisi, Giuseppe Marchionna non avevano chiuso ad una eventualità di riapertura della centrale di Cerano. I costi però non graverebbero più sull’Enel ma direttamente sullo Stato.