La conoscenza ha il potere di dissipare la paura. Eppure, quando si parla dei Campi Flegrei, il tentativo della comunità scientifica di fornire informazioni accurate spesso si scontra con il sensazionalismo, il complottismo e la disinformazione. Nonostante le continue campagne di comunicazione promosse dalle autorità, il timore di un’eruzione imminente continua ad alimentarsi attraverso canali non ufficiali, spesso privi di fondamento scientifico. Negli ultimi anni, il governo ha avviato iniziative per diffondere informazioni verificate, coinvolgendo esperti di vulcanologia e i vertici della Protezione Civile. Tuttavia, la narrazione catastrofista di alcuni riesce a insinuarsi tra la popolazione, alimentando paure infondate. Da queste pagine, cerchiamo di fare chiarezza sui dati e sulla storia vulcanica dei Campi Flegrei, confrontando la crisi bradisismica del 1982-84 con quella attuale, iniziata nel dicembre 2005.
La storia del bradisismo ai Campi Flegrei
I Campi Flegrei sono una caldera vulcanica, ovvero una vasta area depressa formatasi a seguito di eruzioni esplosive. L’ultima eruzione documentata risale al 1538 e portò alla formazione del Monte Nuovo. Tuttavia, la storia vulcanica dell’area è caratterizzata da eventi molto più violenti, come l’eruzione dell’Ignimbrite Campana, avvenuta circa 40.000 anni fa e con ripercussioni globali sul clima. Dopo il 1538, la caldera è rimasta in una fase di quiescenza, manifestando la sua attività attraverso fenomeni di sismicità, emissione di fumarole (visibili alla Solfatara) e deformazioni del suolo dovute al bradisismo. Negli ultimi decenni, due crisi bradisismiche hanno segnato la storia recente della caldera: la prima tra il 1969 e il 1972, la seconda tra il 1982 e il 1984. Dal 2005, un nuovo episodio di sollevamento ha richiesto l’innalzamento del livello di allerta a “Giallo” nel 2012, intensificando il monitoraggio dell’area da parte dell’Osservatorio Vesuviano.
La crisi bradisismica iniziata nel 1968 portò a un sollevamento del suolo di circa 177 centimetri, con una velocità massima di 6,2 cm al mese. Le prime avvisaglie furono date da crepe negli edifici e difficoltà di attracco al porto di Pozzuoli. La sismicità, seppur di bassa intensità, fu sufficiente per indurre le autorità a evacuare il Rione Terra nel 1970, ritenendo che le strutture non fossero in grado di resistere a eventuali scosse più forti. Con la fine della crisi, il suolo subì un abbassamento di circa 21 cm, segnando una temporanea stabilizzazione.
La crisi del 1982-84: il periodo più critico
La crisi successiva, tra il 1982 e il 1984, fu ben più intensa. Il sollevamento del suolo raggiunse i 179 cm, per un totale di 334 cm rispetto al 1970, con una velocità massima di 14,5 cm al mese. Gli eventi sismici furono numerosi: si contarono oltre 16.000 scosse, tra cui due terremoti di magnitudo 4.0. Questo portò all’evacuazione di migliaia di persone, inizialmente ospitate nei villaggi turistici del litorale Domizio e poi trasferite nel nuovo quartiere di Monterusciello. La sismicità aumentò in modo significativo dalla primavera del 1983, con scosse che causarono danni agli edifici e continui disagi per la popolazione. L’attuale crisi bradisismica presenta alcune similitudini con quel periodo, sebbene il numero complessivo di terremoti sia nettamente inferiore. L’unico mese comparabile è stato febbraio 2025, con 653 scosse superiori alla magnitudo 0.5, di cui appena 12 superiori a magnitudo 3.
La situazione attuale: differenze con il passato
Dal novembre 2005, il sollevamento del suolo è stato di circa 140 cm, meno della metà rispetto alla crisi degli anni ’80. Solo di recente la velocità di sollevamento ha raggiunto il valore record di 3 cm al mese, ancora lontano dai 14,5 cm al mese registrati nel 1983. Inoltre, la quantità e l’intensità delle scosse sismiche restano significativamente inferiori a quelle del passato. Sebbene il fenomeno debba essere monitorato con la massima attenzione, la situazione attuale non può essere paragonata a quella della crisi del 1982-84. La comunità scientifica continua a sottolineare l’importanza di affidarsi a fonti ufficiali e di evitare allarmismi ingiustificati. La paura è comprensibile, ma solo attraverso una corretta divulgazione si può affrontare il fenomeno con razionalità e consapevolezza.