L’imputato Massimo Bossetti, accusato di aver ucciso la tredicenne Yara Gambirasio, ha deciso, dietro consiglio dei suoi difensori, di non parlare più. Quello che doveva essere un interrogatorio e doveva fornire informazioni sul giorno del delitto è stato invece un silenzio assoluto alle domande del pm Letizia Ruggeri che, se vuole, può ancora ricorrere al giudizio immediato saltando l’udienza preliminare. Un braccio di ferro tra accusa e difesa che vedrà il suo evolversi davanti ai giudici della Corte d’assise.
I difensori di Bossetti sostengono che sul muratore sono state fatte delle pressioni inaccettabili, indirizzate ad una confessione che non c’è mai stata, e finora Bossetti si è sempre dichiarato innocente. Le pressioni sarebbero venute anche da coloro che avrebbero dovuto occuparsi della sua anima, come il cappellano del carcere di via Gleno. A lui l’avvocato Claudio Salvagni lancia un monito, quello di svolgere la sua vocazione e non di attuare strategie volte alla confessione di un detenuto.
I difensori inoltre non hanno accettato la posizione intrapresa dalla Procura che ha agito, secondo loro, senza correttezza nei confronti di Bossetti, negandogli anche la possibilità di avere un colloquio protetto con il criminologo Ezio Denti. Ecco le parole dell’avvocato Salvagni e del legale Sivia Gazzetti: “Si è tornati al processo inquisitorio, con uno sbilanciamento del tutto a favore dell’accusa, mentre la difesa ha anche difficoltà ad avere alcuni atti”. Secondo i legali, tra le altre scorrettezze vi sono anche i colloqui straordinari negati al detenuto da tenere con i figli minorenni e riconosciuti dal regolamento carcerario.
Per questo i difensori hanno ritenuto opportuno consigliare a Bossetti il silenzio. Interviene il procuratore capo della Repubblica di Bergamo, Francesco Dettori, che dice: “Garantisco la correttezza e l’operato della Procura. Cerchiamo riscontri alle indagini e non sottovalutiamo elementi eventualmente a favore dell’indagato”.
La linea dei difensori è basata su un fatto ben preciso, sul dna che è stato riconosciuto essere quello di Bossetti. A questo proposito i legali dichiarano: “Il dna non è il Sacro Graal di quest’inchiesta. E’ stato prelevato e analizzato senza contraddittorio: e noi non possiamo permettere che una persona che crediamo innocente sia condannata sulla scorta di una prova che si è formata unilateralmente”. Si attendono dunque nuovi sviluppi sulla vicenda.