Bologna, genitori Chiara Gualzetti: "La casa sarà un luogo per le donne violentate"

La morte di Chiara Gualzetti, la giovane uccisa da un coetaneo, diventa l'occasione per fare del bene aiutando i genitori e i figli vittime di bullismo grazie a una associazione in sua memoria.

Bologna, genitori Chiara Gualzetti: "La casa sarà un luogo per le donne violentate"

Sicuramente tutti ricorderanno Chiara Gualzetti, la giovane che nella giornata di giovedì 29 luglio avrebbe compiuto 16 anni e che è stata brutalmente uccisa da colui che considerava un amico che le ha inferto dei colpi al torace per cui la morte della ragazza è stata immediata. La tragedia è avvenuta a Monteveglio, provincia di Bologna, il 27 giugno scorso. 

In seguito alla sua morte, i genitori hanno deciso di fondare una associazione per aiutare tutte le persone che sono vittime di bullismo e hanno deciso di trasformare la loro casa in un luogo adibito alle donne maltrattate in modo che abbiano un luogo sicuro in cui poter stare. È proprio la madre a raccontare questo intento: “Ormai questa casa non ha più senso. Era per Chiara. Era progettata per lei. Ora dobbiamo sistemarla e in futuro pensiamo di rivolgerci a qualcuno in modo da aiutare le donne in difficoltà”.

L’associazione che i genitori hanno creato in suo onore si chiama L’arco di Chiara e porta come logo il simbolo stilizzato dell’arco, appunto, dal momento che Chiara aveva una vera e propria passione per questa disciplina sportiva. Il progetto è stato presentato nel parco dell’Abbazia a pochi metri da dove è avvenuto l’assassinio di Chiara, con la presenza dei genitori e anche del sindaco, ovvero Daniele Ruscigno. 

Sono una serie di progetti pensati per i giovani e che sono nati grazie al contributo delle comunità e di altre iniziative per essere il più vicino possibile al mondo dell’adolescenza. Un progetto che, secondo il parere di Martina, amica di Chiara e ideatrice dell’associazione, potrebbe essere presente anche nelle scuole in modo da far conoscere le tematiche del bullismo e del cyberbullismo di cui la stessa Chiara era vittima. 

In questo modo, si vorrebbe anche estendere il progetto alle famiglie dal momento che non tutti i genitori sanno come si comportano i figli quando sono online. Inoltre, sarebbe anche un modo per capire come funziona il mondo dei videogiochi, dei social network, gli smartphone, ecc. Proprio la figlia, in seguito agli atti di bullismo, aveva avuto dei problemi e, a proposito di questo, la madre dice: “Mi rendo conto che un aiuto è utile anche perché, alcuni episodi che accadono ai ragazzini, lasciano segni profondi”.

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