Condannata a otto mesi di reclusione per violenza privata, con sospensione della pena, la madre della 14enne bolognese a cui aveva rasato i capelli: il padre si trovava al lavoro al momento del fatto, ed è stato assolto. L’avvocato della famiglia ha rassicurato: “Faremo un’istanza al tribunale dei minori per chiedere che la ragazza torni a casa“. Letizio Magliaro, giudice dell’udienza preliminare, non ha assecondato la richiesta del pm Flavio Lazzarini, che avrebbe voluto una condanna a un anno e tre mesi per i genitori.
Il fatto è accaduto a Bologna, dove risiede una famiglia originaria del Bangladesh, che con sé ha portato cultura e tradizioni islamiche. Tra queste, il copricapo obbligatorio per le donne. La ragazzina, 14 anni, appena usciva di casa si toglieva il velo: un giorno, però, è stata scoperta dalla madre.
Rientrata a casa, la madre le avrebbe rasato i capelli. Nei giorni seguenti, la 14enne ha raccontato tutto agli insegnanti e, come sempre accade, passando per il Preside, il fatto è arrivato ai carabinieri e in Procura. Dopo alcune ricerche da parte degli investigatori, sono stati rilevati segni di violenza sulla ragazzina che, di conseguenza, è stata affidata a una comunità.
La figlia maggiore, 16enne, ha difeso in tutti i modi la madre dicendo che “Non è stato per il velo che è stata rasata, ma perché si era tagliata i capelli da sola e le sue amiche le avevano detto che non stava bene“. Secondo quanto raccontato dalla sorella maggiore, la madre piangeva mentre le tagliava i capelli, non era contenta di farlo, e la 14enne non si ribellava: era d’accordo.
Diversa ancora la versione della madre che, nel chiedere insistentemente di riavere la figlia, affermando che non è obbligatorio indossare il velo, dà questa sua spiegazione: “Le abbiamo tagliato i capelli anche perché aveva i pidocchi: da noi si usa così, si fortificano i capelli“.