Bologna: bimbo di 2 anni rischia di soffocare con un boccone. Salvato da un’app e da un infermiere del 118

Il 23 dicembre un bimbo bolognese di 2 anni ha rischiato di morire soffocato da un boccone di mozzarella andatogli di traverso. La tragedia è stata scongiurata grazie all'app FlagMii e al sangue freddo di un bravissimo infermiere del 118.

Bologna: bimbo di 2 anni rischia di soffocare con un boccone. Salvato da un’app e da un infermiere del 118

Una serata tranquilla per una famiglia di Bologna ha rischiato di trasformarsi in tragedia. Il tutto si è consumato in pochissimi minuti, il 23 dicembre, intorno alle 19, quando il piccolo Patrick, di 2 anni, ha ingerito un pezzetto di mozzarella, mentre mamma Stefania stava preparando la pizza fatta in casa. Il boccone gli è andato di traverso, il bimbo è diventato cianotico, fino a perdere i sensi, davanti alla disperazione dei genitori che, però, non si sono persi d’animo, chiamando immediatamente il 118.

Grazie all’aiuto della tecnologia, tramite l’ausilio di una app, e al sangue freddo di un bravissimo infermiere, è stato possibile salvare il piccolo in brevissimo tempo, evitando che l’antivigilia di Natale potesse trasformarsi in tragedia per questa famiglia. 

La tempestiva chiamata al 118

Michele e Stefania, racconta Il Resto del Carlino, nel chiamare il numero di pronta emergenza, hanno trovato dall’altro capo del telefono, al lavoro, nella centrale operativa, l’infermiere del 118 del Maggiore, Daniele Celin, 41 anni, in versione angelo. L’uomo ha inviato un messaggio per l’accettazione della privacy sul cellulare dei genitori del piccolo Patrick. Stefania lo ha accettato, attivando la videocamera e puntandola sul marito e sul piccolo esanime. 

In pochi istanti è stata attivata l’app FlagMii, usata da poco più di 1 anno in Emilia Romagna e Piemonte, che permette di ridurre i tempi di intervento e di aiutare gli operatori dell’emergenza a vedere con i propri occhi, seppur a distanza. Daniele Celin, grazie al supporto della tecnologia, ha potuto così correggere ogni azione, ogni movimento delle mani di Michele, come se fosse lì, accanto a loro, in quei momenti.

Per 23 minuti, sino all’arrivo dell’automedica e del medico, l’infermiere ha seguito papà Michele che praticava sul corpicino del figlio, esanime, le manovre di disostruzione e il massaggio cardiaco. 

L’arrivo dell’automedica 

Il bimbo è stato portato al Policlinico Sant’Orsola, è stato operato e fino al giorno di Natale è rimasto in rianimazione, per poi essere trasferito in Pediatria d’urgenza fino al 28 e dimesso il 29. Ma come sta ora? “Meglio di prima”, dice ridendo per la gioia mamma Stefania. “Sembra non abbia mai avuto nulla-aggiunge-i bimbi hanno una capacità di riprendersi incredibile. Ma se non fosse stato per Daniele e gli altri angeli…”.

Il quarto d’ora più lungo, forse, nella vita di questa coppia, durante il quale, racconta l’infermiere Celin, “il piccolo, incosciente, è stato rianimato dai genitori in base alle istruzioni che gli impartivo”, aggiungendo che, nel frattempo “i colleghi dall’altro capo della centrale si occupavano dell’invio dei mezzi, ambulanza e automedica. È una catena che non si è mai fermata”.

Un particolare lo ha colpito: il rapporto di fiducia che si è creato con i genitori, i quali non hanno mai dubitato di niente, hanno sempre fatto tutto quello che gli veniva chiesto, aiutando a non perdere tempo prezioso. Senza quei 15 minuti di rianimazione guidata, le probabilità di salvezza del piccolo sarebbero state poche.

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