Una vicenda scolastica che ha acceso i riflettori sul tema delle bocciature nella scuola media arriva da Copertino, in provincia di Lecce, dove una studentessa di 12 anni, bocciata per le troppe assenze nonostante i voti positivi, è stata riammessa in classe dal Tribunale amministrativo regionale (Tar).
Il caso riguarda l’istituto comprensivo San Giuseppe da Copertino. Qui il consiglio di classe aveva deciso di non ammettere la ragazza alla terza media, sottolineando che le oltre 90 giornate di assenza – legate a problemi di salute – unite a frequenti ritardi e uscite anticipate, avevano inciso negativamente sul percorso formativo. I docenti avevano osservato che le poche valutazioni registrate erano limitate e non sufficienti a garantire una valutazione complessiva attendibile.
I genitori, ritenendo ingiusta la decisione, hanno presentato ricorso al Tar con l’assistenza dell’avvocato Alexandro Palmariggi. Nel documento hanno sostenuto che la scuola non li avesse informati della possibilità di bocciatura e che non avesse tenuto nella giusta considerazione né i buoni risultati ottenuti dalla figlia nelle verifiche disponibili, né le ragioni di natura sanitaria che avevano determinato le assenze.
La seconda sezione del Tar, presieduta da Ettore Manca, ha accolto il ricorso ricordando che la normativa stabilisce come, nella scuola media, la promozione rappresenti la regola mentre la bocciatura deve restare un’eccezione, giustificata soltanto da motivazioni particolarmente solide e documentate.
Dalla sentenza emerge che, pur con un numero elevato di assenze, la studentessa aveva conseguito risultati positivi in diverse materie, con una media giudicata sufficiente. Inoltre, il comportamento in classe risultava corretto, come attestato dai giudizi di condotta. Per questi motivi i giudici hanno disposto un nuovo scrutinio finale da svolgersi entro due settimane. In attesa dell’esito, la ragazza potrà frequentare regolarmente la terza media. La vicenda evidenzia quanto sia delicata la gestione dei casi di studenti con frequenze ridotte per motivi indipendenti dalla loro volontà. La decisione del Tar sottolinea la necessità di considerare non solo la quantità di presenze, ma anche la qualità dell’apprendimento, i risultati ottenuti e le condizioni personali dello studente.