Bimba morta di fame: giudice dice no a rito abbreviato per i genitori

I genitori della piccola Aurora saranno giudicati da una Corte d' Assise e non con un rito abbreviato come era stato richiesto dai loro difensori; i due rischiano una condanna dai 12 ai 24 anni.

Bimba morta di fame: giudice dice no a rito abbreviato per i genitori

La piccola Aurora, una bambina di soli 9 mesi, morì nella notte tra il 26 ed il 27 febbraio 2015 in seguito ad un arresto cardiocircolatorio causato da “grave disidratazione e iponutrizione cronica e acuta”.

L’autopsia ha rivelato che la bambina non riceveva cure né attenzioni: Aurora era nutrita solo con camomilla e latte allungato con acqua; veniva lasciata a lungo nella culla senza essere girata, il che le aveva provocato una piaga sulla schiena ed una deformazione del cranio; il pannolino non le veniva cambiato regolarmente causando una dermatite; i polmoni presentavano dei danni dovuti all’erronea ingestione dei liquidi, che la bambina spesso riceveva mentre era in posizione supina.

Le indagini hanno poi riscontrato che l’appartamento in cui la bambina viveva con i genitori ed il nonno paterno era sporco ed in condizioni igienico-sanitarie precarie. Questo insieme di elementi ha portato il pm Cristian Barilli a chiedere il rinvio a giudizio dei genitori di Aurora, Marco Falchi e Olivia Beatrice Grazioli, 41 e 37 anni, per maltrattamenti in famiglia aggravati dalla conseguente morte del neonato.

Il Gup di Milano Carlo Ottone De Marchi ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio del pm ed ha respinto le richieste avanzate dalle difese. Gli avvocati dei genitori di Aurora avevano avanzato tre richieste: che il processo avvenisse con rito abbreviato, che venisse effettuata una perizia psichiatrica su Marco Falchi per valutare i disturbi della personalità di cui l’uomo soffrirebbe e che venissero ascoltati come testimoni il padre di Marco Falchi, il suo medico curante ed un medico dell’Ospedale San Carlo che visitò Aurora tempo addietro.

Il Giudice per le indagini preliminari, Carlo Ottone De Marchi, ha respinto tutte queste richieste ed ha deciso che il processo, che comincerà il prossimo 6 aprile, si terrà in Corte d’Assise. I due genitori imputati rischiano una condanna dal 12 ai 24 anni di reclusione.

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