Bergamo, mancata zona rossa e morti per Covid: pm propenderebbero per omicidio colposo

Secondo indiscrezioni riportate in queste ore da Il Giornale questa sarebbe l'accusa che il pm della Procura bergamasca sarebbe intenzionato a muovere nei confronti del ministro della Salute, Roberto Speranza, dei vertici del ministero della Sanità, dei dirigenti e del Cts.

Bergamo, mancata zona rossa e morti per Covid: pm propenderebbero per omicidio colposo

A distanza di quasi due anni dal primo lockdown totale che interessò l’Italia a causa del Covid-19, si continua a parlare e discutere dei primissimi momenti della pandemia. Il virus ha colpito improvvisamente il nostro Paese, come del resto colpì all’improvviso anche la Cina. L’Italia è stata la seconda nazione al mondo a fare i conti con la pandemia. Ma negli scorsi mesi, i famigliari delle vittime difesi dai legali guidati da Consuelo Locati hanno fatto causa civile al Governo chiedendo 100 milioni di euro per risarcimento dei danni. 

E sul ritardo della zona rossa tra Alzano e Nembro ci sono ancora le indagini della Procura, che mirano a chiarire eventuali responsabilità. Sempre da quanto riporta Il Giornale pare che la Procura di Bergamo sia intenzionata a muovere accuse gravissime, omicidio colposo per essere precisi, nei confronti dello stesso ministro della Salute, Roberto Speranza, dei vertici del ministero della Sanità, dei massimi vertidi del dicastero, dei dirigenti e del Cts. L’inchiesta, coordinata dal pm Antonio Chiappani, riguarda anche il mancato aggiornamento del piano pandemico.

Un’inchiesta complessa

L’inchiesta in questione è complessa e richiede numerosi approfondimenti. Chiappani ha rilasciato anche una intervista al Corriere della Sera, in cui ha parlato anche del mancato aggiornamento del piano pandemico, circostanza denunciata anche da un rapporto dell’Oms redatto da Francesco Zambon, ex funzionario dello stesso Ente con sede a Ginevra. 

Questo rapporto sarebbe stato fatto sparire 24 ore dopo. Nello stesso c’era scritto che il piano pandemico in Italia non era aggiornato dal 2006, e questo non sarebbe andato a genio a Ranieri Guerra, già  direttore del dipartimento di Prevenzione del Ministero della Salute dal 2013 al 2017. Proprio Guerra, secondo Zambon, “avrebbe cercato di bloccare la pubblicazione del rapporto o fare in modo che il testo fosse diverso relativamente a questo punto”. Del caso se ne è occupata anche la trasmissione Report. 

Il pm Chiappani ha riferito che la competenza sul caso spetta alla Procura di Roma. Il report definiva la gestione italiana della pandemia, almeno nei suoi primissimi momenti, come “caotica e creativa”. Intanto la giornalista dell’Agi, Manuela D’Alessandro, ha chiesto al Consiglio di Stato alcune informazioni, come ad esempio chi decise di ritardare la zona rossa tra Alzano e Nembro e perchè il giorno prima del lockdown i militari erano pronti ad intervenire per chiudere la bergamasca, salvo poi cambiare idea. Il Consiglio di Stato ha dato 30 giorni di tempo al Governo per rispondere.

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