La 39enne Ilenia Turrin se n’è andata via per sempre. Ora è rinchisa in una bara in legno chiaro, coperta da un cuscino di fiori colorati, con sopra la sua foto, incorniciata d’argento. Ieri, 8 gennaio, ai suoi funerali, alle 14:30 nella chiesa parrocchiale di Pren di Feltre, non c’erano né il marito Oscar né il suocero, ricoverati in gravi condizioni.
La sua è la storia di una tragedia consumatasi in pochi giorni, fino a quando il suo cuore non ha smesso di battere. E’ bastata una settimana di febbre, tosse e mal di gola, prima della morte. Dopo il caso di Davide Bianchi, vaccinato con due dosi, Turrin è la seconda vittima più giovane registrata nel Bellunese e legata all’infezione da Covid-19.
La ricostruzione della tragedia
Il marito di Ilenia, Omar, era risultato positivo al Covid-19 il 27 dicembre. Due giorni dopo, la febbre è iniziata a salire anche a lei. La ragazza, che col marito non era vaccinata, ha chiamato il medico di base che l’ha indirizzata alla Usl di competenza per fare un tampone. Ha chiamato i numeri a disposizione, dopo tantissimi tentativi l’hanno inviata a fare un tampone ma a Belluno perché il 31 dicembre l’hub tamponi di Feltre era chiuso. Ilenia non stava bene, non aveva la patente, e non va trascursto che per arrivare a Belluno da Feltre ci si mettono 35 minuti.
Così la ragazza ha preferito aspettare la possibilità di un tampone a Feltre, che le era stato dato per il 7 mattina .Intanto i sintomi sono continuati. Ilenia, che non aveva malattie pregresse, ha continuato a prendere Tachipirina e analgesici come le aveva suggerito il suo medico di base, che aveva chiamato il 29 dicembre. Ma da quel momento in poi, secondo la famiglia, nessuno dall’Usl l’ha contattata, nonostante lei avesse chiesto l’intervento degli Usca.
Nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, intorno alle 23-24, mentre dormivano, Omar ha sentito un respiro più affannoso e si è svegliato. Ilenia aveva perso conoscenza. Ha chiamato subito il 118 e ha provato il massaggio cardiaco ma ormai era troppo tardi. Non c’è stato nulla da fare. «Ormai mia figlia non me la darà indietro nessuno – dice il padre – io vorrei solo che un dolore del genere non dovesse provarlo più nessuno. La situazione è complessa, certo, ma il servizio pubblico è per tutti. Tutti hanno diritto alla salute».
Il marito Omar e il suocero sono ricoverati nel reparto di pneumologia dell’ospedale di Belluno e stanno lottando contro il Covid che non ha lasciato scampo alla 39enne. L’Ulss Dolomiti, dal suo canto, ha fatto sapere che durante tutto il periodo natalizio è sempre stato attivo, con accesso libero, almeno un punto tamponi anche nelle giornate festive oltre alla piena e completa attività di tutti servizi di primo intervento territoriali e ospedalieri.