Alcune volte, fare bene il proprio mestiere rischia di diventare davvero controproducente. Questo sarà stato il pensiero di Andrea Favaretto, capotreno di 51 anni di Venezia, che ha subito una pena di 20 giorni inflitta dal tribunale con l’accusa di tentata violenza ed un’indagine per abuso d’ufficio.
Il motivo per cui quest’uomo ha subito la pena è tanto semplice quanto controverso: oltre due anni fa, avrebbe costretto un uomo nigeriano di 42 anni a scendere dal treno alla stazione di Santa Giustina (Belluno) poiché si è rifiutato di mostragli il biglietto che doveva essere regolarmente obliterato.
Favoretto racconta che quel giorno era stato informato da un collega che alla stazione di Venezia c’era un gruppo di nigeriani che erano stati fatti scendere. Il capotreno, una volta visti a bordo, ha subito chiesto ad uno di loro di mostrare il biglietto. La richiesta è stata posta più volte, ma senza alcun risultato: il nigeriano 42enne ha continuato ad ignorarlo. Il capotreno ha dunque pensato ad una strategia che in parte risultò vincente: ha preso il borsone e lo ha posato a terra fuori dal treno, convinto che così anche l’uomo sarebbe sceso.
In seguito a questa azione, è nato uno scontro tra i due: il nigeriano ha iniziato a prendere a calci e a sberle il capotreno, facendogli cadere gli occhiali. Subito sono stati contattati i Carabinieri per riportare i fatti. La sentenza ha deciso di condannare il capotreno ed i motivi possono essere rinvenuti nel fatto che il nigeriano un biglietto lo aveva, ma non era né stato mostrato né timbrato. L’accusa per l’abuso d’ufficio invece deriva da una frase che Favoretto avrebbe detto di getto: “Se non sali, non ti denuncio”.
All’origine di tutta la vicenda, quindi, potrebbe esserci stato un banale malinteso scaturito dal fatto che il nigeriano non abbia mostrato il suo titolo di viaggio. Risulta comunque attivo un ricorso nei confronti del passeggero che, però, risulta attualmente irreperibile. A quanto pare, l’uomo non risiede più in Italia da quasi due anni: mentre la giustizia italiana accusava il capotreno, Amaechi Festus, questo il nome del nigeriano, è espatriato in tutta tranquillità, e ancora non sa che la legge gli ha dato ragione.