Barletta in lutto: è morto per Covid il pediatra Michele Cicchelli

La città di Barletta piange la morte del pediatra Michele Cicchelli, molto noto in città. A portarselo via il Covid. Tanti i messaggi di cordoglio rivolti al medico.

Barletta in lutto: è morto per Covid il pediatra Michele Cicchelli

La città di Barletta è in lutto per la morte del pediatra Michele Cicchelli, 69anni, originario di Minervino Murge, con una laurea in Medicina e una specializzazione in Malattie infettiv,e messa in tasca nel 1980. Il dottor Cicchelli è la 232esima vittima tra i medici dall’inizio dell’emergenza sanitaria. Parliamo di un medico scrupoloso, stimato, impegnato nell’associazione della Fratres. È possibile che abbia contratto il virus nel suo ambulatorio da pediatra di libera scelta, a Barletta.

Più di un mese fa sono arrivati i primi sintomi: febbre, tosse, difficoltà respiratorie, sino al ricovero all’ospedale di Bisceglie, dove è morto domenica 6 dicembre, dopo una decina di giorni trascorsi in Rianimazione. Una lotta contro il Coronavirus davvero dura, quella del pediatra, ucciso dal virus a 2 mesi dalla pensione e di cui il collega Luigi Nigri, ricorda l’ultima straziante telefonata: “Aiutami tu, sto morendo”.

Il messaggio di cordoglio del presidente Delvecchio

Appresa la scomparsa, il dottore Benedetto Delvecchio, presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Barletta-Andria-Trani ha reso pubblico il suo cordoglio, dicendo di aver visto andar via persone che conosceva da oltre 20 anni, amici, pazienti, molto spesso l’uno e l’altro, portati via da un nemico invisibile che ci sta mordendo l’anima, strappandoci gli affetti, svuotandoci gli spazi, privandoli di umanità, rubando il tempo della vita.

Sono in tanti, troppi, dice, i medici, gli infermieri e gli operatori sanitari che si sono ammalati e non ce l’hanno fatta e tutti loro, sottolinea, non hanno mai smesso di lavorare tra la gente, per coloro che chiedono risposte alle sofferenze, alle angosce;ognuno con lo spirito del sacrificio che li caratterizza. 

Il presidente Delvecchio ha voluto fare una precisazione: “Gli stessi medici che un giorno sono eroi e quello dopo vengono aggrediti, picchiati, perchè a metterci la faccia sono loro perchè se esci vivo dalla rianimazione ti hanno salvato la vita ma se non riesci a trovare un’assistenza tempestiva in corso di infarto in pronto soccorso, dove le ambulanze sono in coda, finisci sotto inchiesta”.

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