Bari: papà in carcere dona rene alla figlia 12enne e le salva la vita

Un padre in carcere ha donato il rene alla figlia 12enne, che dopo un anno di dialisi aveva smesso di rispondere. Il trapianto ha salvato la vita alla ragazzina.

Bari: papà in carcere dona rene alla figlia 12enne e le salva la vita

Tra i 123 trapianti d’organo che il Policlinico di Bari ha eseguito nel 2021, ce n’è uno che ha dietro una storia d’amore più che negli altri casi; una storia che ha emozionato tutti: un trapianto di reni da vivente che è riuscito a salvare la vita di una 12enne, colpita da insufficienza renale terminale.

La storia è quella di un padre, detenuto in una struttura penitenziaria che, senza un attimo di esitazione, ha donato il suo rene alla figlia, salvandola. Il trapianto è arrivato dopo un anno di dialisi: il rene della piccola aveva ormai smesso di rispondere e l’unico trattamento che avrebbe potuto salvarla era appunto il trapianto.

Il trapianto

Il trapianto è stato eseguito dall’equipe del professor Michele Battaglia, la dodicenne sta bene ed è sotto osservazione periodica del reparto di nefrologia pediatrica. L’insufficienza renale era stata diagnosticata all’ospedale pediatrico Giovanni XXIII dal dottor Mario Giordano. Il Coordinatore del centro regionale trapianti, Loreto Gesualdo, ha dichiarato: “Questo caso ci ha molto coinvolto e impegnato. Al bellissimo atto di amore paterno è corrisposto il grande impegno del Centro regionale trapianti per rendere possibile un dono che ha superato tutti gli ostacoli e le barriere per salvare la piccola”. “La fase post operatoria ci ha tenuto particolarmente in apprensione – ha aggiunto il professore – Oggi a distanza di settimane continuiamo a registrare la completa ripresa funzionale del rene e siamo felici di aver restituito alla piccola la normalità che ogni bambino merita”.

La mamma della giovane paziente, tramite un videomessaggio, ha voluto ringraziare chi ha salvato sua figlia: “Ringrazio tutti coloro che hanno donato una seconda vita a mia figlia, e mio marito, al quale non possiamo essere vicino”. Un commento è arrivato anche dal direttore generale del Policlinico di Bari, Giovanni Migliore: “Dietro ogni trapianto d’organo ci sono storie di grande umanità. Il sorriso restituito a questa famiglia ci incoraggia ad andare avanti con il programma di trapianto rene da vivente, soprattutto in questo periodo in cui il Covid sta impegnando gli ospedali con sforzi organizzativi maggiori. Il Policlinico di Bari negli ultimi anni è stato tra i primi centri per numero di trapianti da vivente eseguiti in Italia”. 

L’operazione è avvenuta dopo tutte le valutazioni, frutto della collaborazione multidisciplinare di urologi, nefrologi, immunologi, patologi clinici, psicologi, esperti di imaging, infettivologi, anestesisti-rianimatori, con l’autorizzazione al prelievo a scopo di trapianto dalla ‘commissione terza’ e in questo caso anche dal magistrato di sorveglianza. 

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