Bari, il paradosso dei boss mafiosi con l’affitto pagato dallo Stato

A Bari numerosi boss mafiosi arrestati e condannati in via definitiva sono ancora oggi residenti nelle loro abitazioni "confiscate" solo ufficialmente, a spese dello Stato: "Non riusciamo a sfrattarli".

Bari, il paradosso dei boss mafiosi con l’affitto pagato dallo Stato

Sta facendo scandalo la situazione di alcuni boss ed affiliati mafiosi residenti in varie zone d’Italia affiliati a clan criminali di Bari – la maggior parte dei quali ufficialmente condannata in via definitiva – ancora liberi di circolare per strada, i quali risultano tuttora inquilini di quelle stesse case che lo Stato ha confiscato loro pur senza riuscire a sfrattarli. La paradossale situazione è stata denunciata da numerosi quotidiani nazionali, e coinvolge almeno sei soggetti facenti capo ad organizzazioni del capoluogo pugliese.

Nella fattispecie il problema sta nell’impotenza dell’Agenzia per i beni confiscati, capace di lavorare alacremente quando gli abusivi sono cittadini “normali”, ma totalmente inerme quando gli immobili da confiscare appartengono a membri di spicco di organizzazioni criminali nostrane. A poco sono servite infatti le ordinanze di sfratto e le “visite” dei carabinieri: finora i boss ed i loro sottoposti non si sono mossi dalle rispettive abitazioni.

Sebbene i personaggi in questione facciano tutti capo a cosche mafiose di Bari, le loro ubicazioni sono disparate: si va dal Sud fino al Nord Italia, e tra le città che ospitano queste “prigioni dorate” figura anche Milano. Ma il caso più spinoso riguarda proprio il capoluogo della Puglia, ed ha un nome ed un cognome ben conosciuti: Vito Martiradonna.

Noto anche (se non soprattutto) con l’appellativo di “Vitino l’Enèl“, il 68enne – considerato riciclatore di fiducia del boss Antonio “Tonino” Capriati – riuscito ad uscire indenne dalla bufera dell’operazione Domino nel 2009 grazie ad una controversa sentenza della Corte di Cassazione. Nonostante l’assoluzione, le misure di prevenzione matrimoniali imposero il confisco di tutti i beni.

Con l’imbarazzante risultato che oggi Vitino l’Enèl abita ancora nella stessa, lussuosa casa con vista mare di via Quasimodo che “formalmente” non gli appartiene più. Oltre al danno, la beffa: adducendo non meglio specitificati “motivi di salute”, Martiradonna ha fatto ricorso al Tar Lazio (respinto) e poi al Consiglio di Stato (verdetto in attesa) per protestare contro lo sfratto.

In tutto ciò il 68enne continua a non pagare né l’affitto né tantomeno le utenze della sfarzosa abitazione, con il risultato che oggi il (presunto, stando alle ufficialità) riciclatore del boss della Sacra Corona Unita (come altri nella stessa situazione) può continuare a godersi il suo soggiorno domiciliare a spese completamente coperte dallo Stato.

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