Badante con passato inquietante scoperto online: cresce la preoccupazione per i controlli nelle assunzioni domestiche

Una figlia assume un assistente per i genitori anziani senza sapere che, in passato, era stato coinvolto in un grave procedimento giudiziario: la scoperta sconvolgente è arrivata solo grazie a una ricerca su Internet.

Badante con passato inquietante scoperto online: cresce la preoccupazione per i controlli nelle assunzioni domestiche

La vicenda, emersa nel Bellunese e riportata da diverse fonti locali, ha generato un forte dibattito pubblico. Una figlia, desiderosa di garantire una presenza affidabile ai genitori anziani, si è rivolta a un’agenzia specializzata per assumere un assistente domiciliare qualificato. Ma dietro quella professionalità apparente si celava una storia giudiziaria molto delicata, della quale nessuno — almeno ufficialmente — sembrava essere a conoscenza.

L’uomo, in passato operatore socio-sanitario in una struttura per anziani di San Donà di Piave, era stato dichiarato responsabile di gravi condotte verso persone affidate alle sue cure. Una condanna a otto anni di reclusione aveva certificato i fatti dopo un iter processuale articolato, ma in attesa della decisione definitiva della Corte di Cassazione, egli si trovava ancora in libertà e aveva ricominciato a lavorare nel settore dell’assistenza privata.

Ed è proprio in questa nuova attività che ha incontrato la famiglia bellunese. La figlia dei due coniugi assistiti, inizialmente soddisfatta della disponibilità del badante, ha iniziato a notare alcuni atteggiamenti che l’hanno portata a fare approfondimenti personali. Digitando il nome dell’uomo su Internet, ha trovato articoli relativi ai fatti del passato, scoperta che l’ha lasciata senza parole.

Incredula e preoccupata, ha immediatamente interrotto il rapporto di lavoro e si è rivolta ai professionisti competenti per tutelare i genitori. L’agenzia che aveva segnalato il badante ha dichiarato di non essere a conoscenza dei suoi precedenti. Ha anche spiegato che, per motivi burocratici, le verifiche approfondite vengono svolte soprattutto sui lavoratori di origine straniera — in relazione ai permessi di soggiorno — mentre per i cittadini italiani non è previsto un controllo automatizzato del casellario giudiziale.

Una prassi che ora viene messa duramente in discussione, poiché rischia di lasciare senza protezione proprio le persone più fragili. Il caso ha acceso nuovamente l’attenzione su quanto accaduto a San Donà di Piave, quando la comunità locale rimase profondamente turbata nell’apprendere che chi avrebbe dovuto aiutare gli ospiti più anziani aveva invece tradito ogni fiducia riposta nel suo ruolo professionale. L’iter giudiziario, pur avendo già registrato una condanna, non è ancora completamente definito, il che ha permesso all’uomo di tornare a operare. La questione principale emersa da questa storia riguarda la sicurezza degli anziani assistiti sul territorio nazionale. Le famiglie che si affidano ad agenzie specializzate lo fanno spesso con piena fiducia, credendo che chi lavora a stretto contatto con persone fragili sia sempre sottoposto a controlli rigorosi. La realtà, tuttavia, dimostra che in alcuni casi esistono ancora lacune procedurali che lasciano margini di rischio.

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