Avigan, farmaco anticoronavirus: ipotesi e realtà

Dal Giappone, il farmaco che sembra avere effetti positivi sul Covid-19. Molti però sostengono sia una delle numerose bufale sull'argomento

Avigan, farmaco anticoronavirus: ipotesi e realtà

Nelle ultime ore circola sui social un video che ha riscosso un enorme successo, destando forte interesse tra gli utenti. A dimostrarlo le migliaia di condivisioni sul web. Si tratta della testimonianza di Cristiano Aresu, farmacista laureato all’università La Sapienza di Roma. Girando tra le strade di Tokyo, il protagonista del video ci mostra una situazione che sembra quasi normale, la gente per le strade e molte persone che hanno smesso di usare la mascherina.

Questa situazione si verifica perchè in Giappone da qualche settimana viene utilizzato il farmaco antinfluenzale Avigan, poichè sembra curi circa il 90% dei casi di Coronavirus. Infatti, anche la Cina da alcuni giorni raccomanda l’uso del farmaco per il trattamento dei pazienti affetti da Covid-19, che adesso verrà prodotto in serie con la licenza giapponese.

Sembra ripetersi la storia del tizio che sosteneva che in Russia avessero già la cura per la pandemia, riferendosi al farmaco antivirale Arbidol. La differenza sostanziale è una: nel caso di Avigan, anche Zhang Xinmin, direttore del Centro nazionale cinese per lo sviluppo della biotecnologia, ha affermato l’efficacia e l’elevata sicurezza del farmaco nel trattamento dell’infezione.

Si è riscontrato che i pazienti che hanno utilizzato il farmaco hanno negativizzato il virus in quattro giorni ed il 91% di essi ha avuto miglioramenti nelle condizioni polmonari. Si parla anche di una medicina sviluppata dalla Sihuan Pharmaceutical di Hong Kong, che utilizza favipiravir e potrebbe essere efficace per il trattamento del Coronavirus.

Anche l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), ha preso in considerazione Avigan ma, come spiega lo stesso autore del video, probabilmente in Italia non è ancora disponibile a causa degli elevatissimi interessi economici derivanti dalla questione e della burocrazia, già lenta di suo, che in questo particolare periodo rallenta anche il rilascio delle autorizzazioni. Si possono nutrire dubbi sul fatto che in Giappone la situzione sia davvero così tranquilla, poichè sembra che anche lì il picco maggiore debba ancora verificarsi, ma è indubbio che i dati sui decessi siano molto migliori rispetto a quelli dell’Italia.

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