Non riceverà giustizia Martina Rossi, la studentessa di architettura di Genova, che il 3 agosto 2011 cadde dal balcone dell’hotel Sant’Ana a Palma di Maiorca, dove si trovava in vacanza con due amiche. Sono stati accusati di tentato stupro di gruppo due giovani di Castiglion Fibocchi (Arezzo), conosciuti dalla ragazza sul posto e in seguito assolti perché il fatto non sussiste.
La Procuratrice Generale di Firenze, Luciana Sanglitico, nella richiesta di condanna finale, aveva accusato i due ragazzi di non aver prestato soccorso alla giovane caduta dal balcone. Stando alle dichiarazioni dei due imputati, Martina, dopo aver fumato una “canna“, sarebbe impazzita improvvisamente, non riuscendo più a capire dove si trovasse, e si sarebbe gettata dal balcone volontariamente.
Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, dopo aver parlato con il padre della ragazza, l’ex sindacalista genovese Bruno Rossi, a seguito della prescrizione del reato, è intervenuto nella vicenda, affermando che sarebbe un clamoroso caso di ingiustizia.
Secondo il racconto dei genitori, Martina era una ragazza piena di sogni e ambizioni che amava la vita ed era forte e volitiva, e non avrebbe mai tentato il suicidio. Pertanto, condannano apertamente il risultato del procedimento, definendolo una mancanza di onore nei loro confronti. Hanno combattuto anni per ricevere giustizia ed i loro tentativi sono stati vanificati dalla sentenza.
Il tribunale di Arezzo, nel 2018, aveva condannato i due giovani a 6 anni, per tentato stupro e omissione di soccorso, ma la sentenza è stata modificata completamente in ultimo grado, annullando uno dei due reati. La Procuratrice Generale, Luciana Sanglitico, aveva fortemente chiesto la condanna a 3 anni di carcere per i due imputati, sentenza che doveva essere applicata a marzo 2020, ma che a causa del Covid-19 è stata rinviata. I due giovani, che si sono sempre dichiarati innocenti, hanno chiesto tramite i loro avvocati il proscioglimento dalle accuse oppure il difetto di forma.