Arzachena (Sassari), bambino segregato in casa e picchiato dai familiari

Ad Arzachena si è concluso il processo contro i genitori e la zia di un bambino segregato in casa. Il piccolo, che oggi ha 12 anni, aveva scritto un diario il quale è stato necessario per ricostruire i fatti.

Arzachena (Sassari), bambino segregato in casa e picchiato dai familiari

Arzachena è un comune italiano di circa 13 mila anime. Si trova in Sardegna e qui è avvenuto un fatto che ha lasciato gli abitanti sconvolti. Un bambino è stato tenuto segregato in casa, torturato ed umiliato da chi avrebbe dovuto proteggerlo. I genitori e la zia del piccolo, infatti, sono stati gli artefici. Le indagini iniziarono nel 2019, dopo una telefonata ai carabinieri partita proprio dal bambino.

Un anno fa, precisamente il 29 giugno 2019, il protagonista di questa triste storia aveva 11 anni. Durante l’ennesima “punizione”, riuscì a chiamare i carabinieri attraverso un telefono senza SIM. Il piccolo disse: “Scusate se vi disturbo, io sto cercando di chiamare mia zia. Ho bisogno di parlare con lei ma adesso sono chiuso in camera e questo cellulare non ha la scheda, dunque non posso chiamarla”.

La voce incerta del bambino e le sue parole fecero allertare i carabinieri, i quali andarono subito nella sua abitazione e lo trovarono segregato. Iniziò l’indagine la quale si è conclusa con la condanna ad 8 anni per i genitori e per la zia. Secondo quanto ricostruito, ed anche secondo le dichiarazioni dei 3, la zia sarebbe stata l’ideatrice delle “punizioni“.

Il bambino veniva rinchiuso in una stanza buia, senza materasso e senza bagno, ma solo con un secchio. Veniva picchiato con tubo di gomma e lasciato lì per ore. Quando il piccolo ha capito di essere al sicuro, ha ammesso di aver subito violenze psicologiche e minacce. Il bambino aveva tenuto un diario in cui dava testimonianza di ciò che era costretto a subire. Il diario è stato utile alle indagini per capire ciò che succedeva in quella casa.

Secondo la scuola, il bambino non mostrava segni di violenze e non dava problemi. La sentenza ha stabilito che i genitori dovranno risarcire il piccolo di una somma pari a 100 mila euro. La zia, in una lettera letta dal suo avvocato, ha dichiarato: “Non mi aspetto nessun perdono, spero che arrivi col tempo. Accetto la decisione dei giudici“.

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