Un largo giro di monete false arrivava a Palermo e poneva la città come capitale dello smercio. Il giro di monete false da 1 e 2 euro arrivavano dalla Cina, dove una zecca clandestina le produceva in ingente quantità.
I carabinieri di Palermo e della Sezione Antifalsificazione Monetaria di Roma hanno eseguito all’alba dodici arresti nei confronti di persone accusate di associazione a delinquere e falsificazione, oltre che di introduzione nello Stato e spaccio di monete falsificate. Dalla Cina quindi non arrivano solo giocattoli e vestiti ma anche monete, e a Palermo gli arrestati sono stati quattro: una coppia di ghanesi proprietaria di un piccolo negozio, Gaetano Di Maria e Giovan Battista Filippone, rispettivamente operaio nei mercatini rionali e autotrasportatore.
L’operazione è stata svolta nell’ambito dell’inchiesta“Shanghai Money” e ha interessato non solo Palermo ma anche Napoli, Salerno e Cosenza. Le indagini sono state condotte e coordinate dai procuratore aggiunti Leonardo Agueci e Dino Petralia e dai sostituti Calogero Ferrara e Claudio Camilleri, e sono scattati subito dopo il ritrovamento di un container nel porto di Napoli dove erano state rinvenute 306 mila monete da uno e due euro, per un totale di 556 mila euro.
Il Container è stato trovato e sequestrato il 23 settembre 2014, durante una perquisizione effettuata in un magazzino in Poggiomarino, e allora era stato rilevato il punto di contatto dell’azienda gestita da Huang Zhongming con l’importatore Yong Zhuangxiao. Le monete rinvenute sono state realizzate con una tecnica elaborata di modellazione a mano e venivano sviluppate a ciclo continuo, spargendosi in poco tempo tra Palermo, Torre del Greco e altri luoghi.
Il ghanese Seidu Abdulai, serviva come punto di riferimento a Palermo per incamerare le monete contraffatte. L’organizzazione era ben strutturata e ognuno aveva il proprio compito, come in una sorta di filiera che ne garantiva l’importazione e la distribuzione. Il capo dell’organizzazione, Yong Zhuangxiao, operava attraverso numerosi collaboratori tutti cinesi e residenti in Campania, che garantivano lo smercio della moneta falsa nel territorio palermitano. Un processo perfetto, quasi indisturbato finora.
Adesso ognuno di loro dovrà rispondere delle accuse di associazione a delinquere e falsificazione, e sarà giudicato anche per spaccio di monete false introdotte nello Stato.