Arezzo, partorisce con falso documento, e cede la figlia ad una coppia

Ad Arezzo, una donna rom ha partorito con un documento falso, e ha ceduto sua figlia ad una coppia di trentenni. La vicenda è stata scoperta dai medici dell'ospedale e, ora, sono in corso le indagini. Vediamo cos'è successo!

Arezzo, partorisce con falso documento, e cede la figlia ad una coppia

Una coppia di trentenni è stata denunciata per aver preso in custodia la figlia di una donna rumena. Quest’ultima si è recata in ospedale per partorire con un documento falso e ha, in seguito, “ceduto” la sua neonata. La vicenda è stata scoperta dai medici: al momento, si teme che ci possa esser stata una compravendita di bambini.

Il fatto è avvenuto nell’ospedale di Montevarchi ad Arezzo. Qui, i medici hanno scoperto l’imbroglio quando hanno effettuato le analisi del sangue, e hanno notato che il sangue della bambina non coincideva con quello dell’uomo che, al momento della nascita, l’ha registrata con il suo cognome.

Avvertita dai medici, la polizia ha convocato l’uomo in questura per porgli delle domande. Il finto padre della piccola ha origini indiane e ha un lavoro regolare, mentre la moglie, di origini rumene, è una casalinga. Durante le indagini, a destare sospetti, è stata la foto sui documenti della donna, che sembrava essere stata staccata, e poi rimessa al suo posto. Il documento era servito alla vera madre della piccola, per permettere di far nascere la bambina e, poi, darla a questa coppia.

La bambina è la figlia di una giovane donna rom che ha deciso di darla in affidamento a questi futuri genitori: in precedenza, infatti, la ragazza in questione era stata contattata proprio da questa giovane coppia che le aveva chiesto questo “favore” perché non potevano avere figli. La coppia è stata denunciata, e le indagini stanno cercando di capire se la vicenda possa essere legata ad un’organizzazione di compravendita di neonati, o se vi sia stato uno scambio di denaro tra le due parti.

La piccola è stata, ora, affidata ad una famiglia lontana dal luogo in cui si è svolto l’intero episodio: una decisione presa dai servizi sociali di Montevarchi che, evidentemente, hanno cercato di far vivere in tranquillità – a questa povera bimba sfortunata – i suoi primi giorni di vita. 

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