Anziano si suicida nel reparto Covid impiccandosi con il cavo del monitor

I famigliari denunciano la situazione che ha portato il loro caro a suicidarsi impiccandosi con il cavo del monitor. I parenti dichiarano "non è accettabile morire dentro un luogo sicuro, è necessario che gli ospedali aprano agli psicologi e volontari"

Anziano si suicida nel reparto Covid impiccandosi con il cavo del monitor

Una famiglia siciliana di Barrafranca, nell’ennese, racconta quello che è accaduto al loro caro. Un anziano di 86 anni, risultato positivo al covid, viene ricoverato all’ospedale Umberto I di Enna e durante il ricovero l’anziano signore si suicida.

La nipote Roberta ha raccontato l’accaduto e dichiara “mio nonno è stato abbandonato e lasciato morire in 5 minuti da solo e senza sostegno psicologico”. Roberta dice che suo nonno era una persona gioiosa che adorava riunirsi con i figli e con i nipoti e trascorrere momenti felici.

Il racconto

Il covid ha contagiato tutti nella mia famiglia, anche il nonno 86enne diventa positivo. L’arrivo del virus è stato una notizia difficile perchè come dice Roberta “si pensa subito al peggio!” Il nonno dopo 10 giorni di contagio torna ad avere la febbre ma questa volta alta e la saturazione scende vertiginosamente per questo è stato ricoverato in ospedale.

La nipote racconta che era una persona piena di vita che indossava l’ossigeno e continuava a vivere da uomo autonomo ma questa autonomia gli è stata tolta in pochi giorni, “ogni nostro piccolo succeso per lui era fonte di gioia”. Durante il ricovero poteva fare solo delle brevi telefonate con la famiglia ed era molto provato. L’anziano diceva alla famiglia che era si sentiva in gabbia, messo in croce e lamentava il fatto che nessuno lo aiutava.

La nipote racconta con il cuore in gola che il nonno diceva “se non mi aiutate faccio qualche fesseria”, sentendo queste parole ed essendo chiusi in casa a causa della positività non hanno potuto fare altro che chiamare i medici e chiedere loro di aiutare il nonno ma dicono che la richiesta di aiuto è stata ignorata.

L’86enne ha creato un cappio con il filo di un monitor e se lo è stetto al collo lasciandosi morire in pochi minunti. La famiglia dichiara “è stato abbandonato!! in poche ore gli è stata tolta la dignità di uomo ed è stato immobilizzato senza spiegargli la motivazione”, secondo la famiglia questo è il fallimento del Sistema Sanitario perchè l’ospedale è visto come luogo di cura ed è inaccettabile che possano accadere cose del genere.

La denuncia di un assenza di assistenza psicologica

Secondo la famiglia siciliana non bisogna sottovalutare l’importanza di un assistenza psicologica nei reparti covid per i malati e per le famiglie che non possono stare vicino ai loro cari. Secondo Roberta la presenza di volontari, sacerdoti e personale specializzato sono indispensabili per aiutare i malati dal punto di vista psicologico, “se ci fosse stato qualcuno mio nonno sarebbe stato ancora vivo! Durante il ricovero era avvolto dalla disperazione, dalla paura, dalla solitudine al punto di lasciarsi andare”.

Il nonno aveva la speranza di tornare a stare bene e di tornare a casa dalla sua famiglia ma per colpa del suo gesto non tornerà mai più, ora la famiglia spera che quello che è succeso a loro non succeda a nessun altro poichè ritengono impensabile che un malato si possa suicidare senza che nessuno del personale se ne renda conto e per questo chiedono che venga permesso l’accesso al reparto covid a psicologi o volontari che possano sostenere i malati nella lotta al virus e non sentirsi abbandonati “è una sconfitta per tutti, un fallimeto per il sistema sanitario!”.

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