Una donna di Bra è stata condannata a quattro anni per lesioni personali nei confronti di una collega per averle versato per un anno ansiolitici nel cappuccino che ogni mattina beveva.
La vicenda dai contorni scioccanti ha avuto luogo a Bra, in provincia di Cuneo, dove le due donne lavoravano insieme in una agenzia di assicurazioni. Dopo l’annuncio ad ottobre del 2017 di imminenti tagli al personale e la realizzazione che la figura professionale sua e della collega era la stessa e che una delle due probabilmente sarebbe andata incontro al licenziamento, una impiegata ha deciso di iniziare a drogare il cappuccino della collega.
Era proprio lei l’incaricata di andare ogni mattina a prendere il caffè per tutti i colleghi nel bar di fronte all’ufficio, circostanza che le ha consentito di versare ogni giorno massicce dosi di ansiolitici affinché la collega commettesse errori al fine di farla licenziare e di assicurarsi il suo posto di lavoro.
La vittima ha iniziato immediatamente ad accusare pesanti sintomi, come rallentamenti, sonnolenza e veri e propri malesseri, senza che nessun dottore riuscisse a spiegarne la fonte. Dopo aver realizzato che nei periodi di malattia passati a casa si sentiva subito meglio e che i malori iniziavano la mattina in ufficio dopo la pausa caffè, ha iniziato a sospettare della collega.
I sospetti sono diventati realtà quando ha fatto analizzare un campione del cappuccino ed è risultato contenere una altissima quantità di benzodiazepine, una potentissima classe di psicofarmaci. Immediata la denuncia ai carabinieri, che hanno iniziato a pedinare la collega notando che, nel tragitto tra bar ed ufficio, si fermava per versare una sostanza nel cappuccino, circostanza che si è ripetuta più volte e che è stata anche ripresa dagli investigatori.
Per la donna l’accusa si è limitata a chiedere la condanna per lesioni aggravate, ma avrebbe potuto anche farla processare per tentato omicidio; una sera la vittima del terribile piano è rimasta coinvolta in un brutto incidente stradale causato probabilmente dallo stato di stordimento dovuto dai farmaci inconsapevolmente ingeriti. I legali della condannata hanno annunciato l’intenzione di fare ricorso.