L’occasione, per Papa Francesco, di parlare contro le fake news è il messaggio inviato in occasione della “Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali”, che verrà celebrata il 13 maggio 2018. Come ogni anno, il messaggio – quest’anno: “La verità vi farà liberi” – viene divulgato qualche mese prima.
Il Santo Padre introduce il tema dicendo che la comunicazione tra gli esseri umani rientra pienamente nel progetto iniziale di Dio. Comunicare, condividere tutto ciò che è buono, bello, vero, è un’esigenza sana dell’uomo creato a immagine di Dio. Ciò che allontana da questa immagine e distorce la comunicazione è “l’orgoglioso egoismo”, e Papa Francesco porta ad esempio “Caino e Abele e la Torre di Babele“. Nel suo messaggio, parla anche del “serpente astuto” citato nel libro della Genesi, e di come abbia alterato la verità per raggirare Adamo ed Eva.
Alterare la verità – ha scritto il Papa – è sintomo di una distorsione contraria “alla logica di Dio“, per il quale la comunicazione è il “luogo per esprimere la propria responsabilità nella ricerca della verità e nella costruzione del bene”.
Fake news, scrive il Papa, sta a dire informazioni scorrette, non vere, inesistenti, ma mimetizzate e fatte passare per “vere“. A volte, la “loro diffusione può rispondere a obiettivi voluti, influenzare le scelte politiche e favorire ricavi economici“. Secondo Papa Bergoglio, lo scopo di chi le utilizza è quello di catturare l’attenzione, cercando di far leva su stereotipi e su pregiudizi sociali, spesso suscitando emozioni di ansia, disprezzo, rabbia e frustrazione. Purtroppo, quando le fake news vengono smentite da fonti autorevoli, è già troppo tardi per riuscire ad arginarne i danni.
Papa Francesco vede anche nella “velocità della comunicazione“, dovuta al sistema digitale, una possibile causa di distorsione della verità. Inoltre, secondo Francesco, spesso manca quel confronto tra fonti che aiuterebbe a smascherare le fake news. Il Papa, nel documento, invita tutti al “discernimento“, richiamando i professionisti della comunicazione alle proprie responsabilità, e a non essere tramiti di “disinformazione“, per un “giornalismo di pace“.