La discoteca Kontiki sul lungomare di San Benedetto del Tronto è stata dissequestrata dall’autorità giudiziaria, ma resterà chiusa per 15 giorni. Il provvedimento di sospensione della licenza commerciale, firmato dal questore di Ascoli Piceno, Aldo Fusco, è stato emesso ai sensi dell’articolo 100 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza. Alla base della decisione, un concreto rischio per la sicurezza pubblica, emerso nel corso dell’inchiesta sul delitto del 24enne giuliese Amir Benkharbouch, fatto fuori con una coltellata all’alba del 16 marzo. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, la rissa culminata nel delitto si sarebbe scatenata all’interno del locale per poi proseguire all’esterno.
Il movente, al vaglio della Procura di Ascoli, sarebbe riconducibile a dissidi legati a un presunto giro di spaccio di sostanze stupefacenti, anche se tali ipotesi restano al momento da dimostrare nel prosieguo delle indagini. Il disperato epilogo ha portato all’arresto di cinque persone, accusate a vario titolo di delitto, tentato delitto e rissa aggravata. Tra queste figura Federico Di Stanislao, 20 anni, elettricista di Giulianova, che ha ammesso di aver colpito Amir durante i concitati momenti dello scontro, sostenendo tuttavia che si sia trattato di un disperato errore. L’autopsia ha confermato che a causare il decesso del giovane è stato un unico fendente letale, inferto al torace.
Le indagini, coordinate dal procuratore Umberto Monti, sono proseguite nelle scorse settimane con un ulteriore sopralluogo all’interno del locale da parte dei carabinieri, incaricati di raccogliere ulteriori elementi utili alla ricostruzione della dinamica. Decisive, in tal senso, le immagini delle numerose telecamere di videosorveglianza presenti nella zona, oltre alle testimonianze raccolte tra i presenti. Dalla visione dei filmati è emerso che lo scontro tra i due gruppi uno proveniente da Giulianova, l’altro composto da giovani ascolani sarebbe iniziato tra le pareti della discoteca per poi degenerare in strada, dove si è trasformato in un violento confronto con l’uso di lame, machete e persino catene da bicicletta.
Gli addetti alla sicurezza del locale, secondo la ricostruzione degli inquirenti, avrebbero inizialmente allontanato i tre ragazzi giuliesi, tra cui la vittima. Ma una volta usciti anche gli altri giovani coinvolti, la situazione sarebbe rapidamente precipitata. Nel frattempo, la difesa di Di Stanislao rappresentata dagli avvocati Luigi Gialluca e Alessandro Angelozzi sta valutando la possibilità di far sentire il proprio assistito dalla magistratura.
Durante l’interrogatorio di garanzia, infatti, il giovane si era avvalso della facoltà di non rispondere, ma ora potrebbe scegliere di fornire una versione più dettagliata dei fatti. “Siamo in una fase di riflessione e approfondimento”, ha dichiarato l’avvocato Angelozzi. L’intera vicenda, che ha scosso profondamente le comunità di Giulianova e San Benedetto, si avvia ormai verso le fasi conclusive dell’indagine, mentre sul piano amministrativo si registrano le prime conseguenze, come il provvedimento di chiusura temporanea del locale coinvolto nei bruttissimi eventi.