Alpinisti deceduti sul Gran Sasso, il fratello di Luca Perazzini: "Non dovevano farli salire, presenterò un esposto"

In un’intervista carica di strazio, ha espresso gratitudine verso i soccorritori che hanno affrontato condizioni estreme per cercare di salvare suo fratello e il compagno di cordata.

Alpinisti deceduti sul Gran Sasso, il fratello di Luca Perazzini: "Non dovevano farli salire, presenterò un esposto"

 SULMONA. Se le condizioni meteorologiche erano troppo proibitive, l’accesso alla montagna doveva essere interdetto per tutelare la vita degli alpinisti e degli eventuali soccorritori. Ne è fermamente convinto Marco Perazzini, fratello di Luca, uno dei due alpinisti rimasti intrappolati da una bufera nel vallone dell’Inferno sul Gran Sasso, insieme all’amico e collega Cristian Gualdi. Dopo cinque giorni di ricerche, ostacolate dal maltempo, i corpi dei due sono stati ritrovati senza vita, segnando una disgrazia che secondo Marco poteva essere evitata. «Né mio fratello Luca né Cristian erano inesperti o imprudenti, come purtroppo qualcuno ha insinuato in questi giorni», ha dichiarato Marco al Resto del Carlino. «Amavano la montagna, conoscevano i rischi e sapevano come affrontarli. Purtroppo questa volta non è bastato. Quello che è accaduto è una disgrazia. Ringrazio profondamente i soccorritori che hanno fatto tutto il possibile, ma credo che questa disgrazia si potesse prevenire».

Un esposto per fare chiarezza

Marco Perazzini è determinato ad andare fino in fondo, presentando un esposto alla Procura di Teramo per chiedere di accertare eventuali responsabilità. «Se le condizioni erano così proibitive, perché non è stato impedito l’accesso agli alpinisti? In altre località montane, in situazioni simili, vengono bloccate tutte le ascensioni. Perché non è stato fatto lo stesso qui?», ha aggiunto con strazio. Secondo Marco, Luca e Cristian, sorpresi dalla violenza della bufera, non hanno avuto alcuna possibilità di mettersi in salvo. «Se qualcuno avesse vietato loro la salita, oggi non staremmo qui a piangerli. Questo è quello che non riesco ad accettare», ha proseguito. Pur ancora sconvolto dalla perdita del fratello, Marco promette di non lasciar cadere la questione. «In questo momento non riesco nemmeno a parlare di Luca. Arriverà il momento del ricordo, ma prima faremo i passi necessari per garantire che situazioni simili non si ripetano. Non si può morire così».

L’ultima testimonianza: il racconto della guida alpina

Un dettaglio agghiacciante arriva da Marco Zaffiri, esperta guida alpina del Gran Sasso e forse l’ultima persona ad aver incontrato Luca e Cristian. Intervistato dal Messaggero, Zaffiri ha raccontato il suo incontro con i due amici nel giorno della disgrazia: «C’era vento forte, stavo scendendo con un amico. Loro ci hanno chiesto se proseguivamo verso il Corno Grande. Ho risposto di no, che stavamo tornando a valle. Nonostante tutto, loro hanno deciso di continuare a salire». Il racconto evidenzia quanto le condizioni fossero già estreme in quel momento. La decisione di proseguire potrebbe essere stata influenzata da una sottovalutazione della bufera in arrivo o dalla fiducia nelle loro capacità, ma resta il dubbio se qualcuno avrebbe potuto e dovuto impedirlo.

Riflessioni sulla sicurezza in montagna

Questa disgrazia solleva interrogativi importanti sulla gestione della sicurezza in alta montagna, specialmente in condizioni climatiche imprevedibili e pericolose. Il Gran Sasso è una delle mete più amate dagli alpinisti, ma questo stesso fascino porta con sé rischi che, senza un’adeguata regolamentazione, possono trasformarsi in disgrazie. Marco Perazzini chiede che il decesso di Luca e Cristian non venga dimenticata, ma diventi il punto di partenza per una maggiore prevenzione e attenzione, affinché la montagna rimanga un luogo di bellezza e sfida, ma non di lutto. 

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