La malattia causata da questo fungo è nota come malattia di Panama, già responsabile dell’estinzione della cultivar Gros Michel negli anni cinquanta del Novecento. Questo stesso fungo, oggi, minaccia la distruzione di intere piantagioni della varietà Cavendish, che riuscì a resistere alla piaga di oltre 50 anni fa, e che rappresenta il 90% delle banane che troviamo in vendita nei supermercati.
La malattia ha già colpito le piantagioni dell’Africa, dell’Asia e dell’Australia settentrionale; e anche in Monzabico è stato dato l’allarme di recente. Si pensa che possa arrivare anche nei Caraibi e in America Latina, e che anche altre varietà, come la Valery, la Grande Naine o la Williams, potrebbero venirne colpite.
Il Costa Rica, uno dei maggiori produttori al mondo, ha già dichiarato l’emergenza fitosanitaria nazionale. Si ritiene che i cambiamente climatici abbiano favorito la proliferazione di popolazioni di insetti parassiti, “Posso dirvi quasi con certezza che il cambiamento climatico sta dietro questi parassiti”, ha detto Magda Gonzales direttore del Servizio Fitosanitario di Stato (FSE). Gli insetti indeboliscono le piante e causano macchie sulla frutta, motivo di rifiuto di grossi lotti di prodotti presso i centri di confezionamento. “Il rischio maggiore riguarda la limitazione delle nostre esportazioni: restituzione delle spedizioni e chiusura dei mercati – prosegue Magda González -. Ciò avrebbe gravi ripercussioni sul settore della banana e sulla posizione commerciale del Paese”.
Al momento non esiste nessun funghicida efficace contro questa piaga, per cui più voci sostengono che l’unica soluzione sia creare una nuova varietà di banana. E il prof. James Dale e il suo team dell’Università Tecnologica del Queensland (QUT), grazie all’appoggio della Fondazione Bill e Melinda Gates (BMGF) nel 2005, hanno ottenuto i primi risultati in banane geneticamente modificate ricche di vitamine, per i produttori dell’Uganda, poi il lavoro si è esteso anche all’India con un tipo di banana resistente alle malattie, e pare ci sia la possibilità di una collaborazione anche con la Nigeria e l’Indonesia nel prossimo futuro.
Gli ecologisti, però, si dichiarano contrari a tutti gli alimenti geneticamente modificati perchè non si conoscono le conseguenze sulla salute nè l’impatto sull’ambiente.