Allarme inquinamento in Abruzzo. L’acqua che arriva nelle case del pescarese sembrerebbe “fortemente inquinata”. È questo l’allarme lanciato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS).
Le analisi risalgono al 2007 su campioni prelevati da un pozzo che è stato successivamente chiuso, ma rischiano di creare il panico tra la popolazione locale preoccupata per la qualità dell’acqua delle loro abitazioni.
La discarica di Bussi, infatti, è stata sequestrata nel 2007, ma una parte delle scorie ha contaminato le falde acquifere, tanto che i magistrati Anna Rita Mantini e Giuseppe Bellelli hanno chiesto un nuovo sequestro nella stessa area in quanto non sono stati rispettati gli accordi presi per la messa in sicurezza della zona.
L’istituto Superiore di Sanità, adesso, fa scattare l’allarme per i 25 ettari di terreno che sarebbero stati intaccati dalla contaminazione e per i quali bisogna intervenire quanto prima. A parlare della vicenda Augusto De Sanctis, leader del Forum Acqua, che ha dichiarato “Qualche settimana fa siamo stati noi a divulgare un documento dell’Agenzia sanitaria regionale sulla prevalenza dei tumori nella Valpescara, con dati assolutamente preoccupanti circa lo stato della salute dei paesi di Bussi e Popoli e dell’area metropolitana di Pescara. Sono passati dieci anni dalle prime segnalazioni che evidenziavano ufficialmente una condizione di inquinamento sconvolgente; sette anni dal sequestro della discarica, avvenuto a marzo 2007; sei anni dalla perimetrazione dell’intero sito, compresa l’area industriale e altre discariche, come sito di interesse nazionale per le bonifiche da parte del ministero dell’Ambiente. Ad anni di distanza di bonifiche neppure l’ombra e qualche mese fa la scoperta che neanche i sistemi di trattamento delle acque per la messa in sicurezza di emergenza erano pienamente efficienti, con conseguente inchiesta della Procura che ha ritenuto attendibile un mio esposto del maggio 2013. E’ una situazione intollerabile a cui dobbiamo porre rimedio”.
Secondo i dati resi noti dell’ ISS l’acqua proveniente dalle falde inquinate è stata distribuita a circa 700.000 utenti, fra domicili privati, scuole ed ospedali, fino ad ora ignari della situazione, che adesso sono, evidentemente, molto preoccupati per la propria salute. Secondo gli esperti, infatti esistono “incontrovertibili elementi oggettivi coerenti e convergenti nel configurare un pericolo significativo e continuato per la salute della popolazione esposta agli inquinanti attraverso il consumo e l’utilizzo delle acque”.
Sotto accusa per la vicenda, al momento, 16 dirigenti della società Montedison, che gestiva al tempo la discarica incriminata.