Sembra di essere tornati ai tempi della prima Repubblica, quando in cambio del voto veniva promesso un posto alle Poste. Sono passati più di vent’anni, ma le abitudini sono rimaste le stesse. L’Italia rimane sempre il paese delle raccomandazioni.
Questa volta tocca a Alessandro Alfano, fratello minore del vicepremier e segretario del Pdl Angelino Alfano, il quale è stato nominato dirigente di Postecom, la società dei servizi internet di Poste Italiane. Attenzione, nessuna legge lo vieta, perché i dirigenti delle controllate del Ministero del Tesoro possono essere assunti senza concorso e nominati da un momento all’altro. Quindi tutto legale e tutto normale.
Niente concorso pubblico per questo giovane e simpatico rampollo dall’importante parentela, che da un giorno all’altro si troverà a guadagnare ben 16.5 mila euro al mese, per un totale di ben 200mila euro l’anno. Una cifra davvero niente male, per un trentenne che sul suo sito si definisce “duttile nell’interlocuzione, aperto a comprendere le motivazioni degli altri, attribuendo a questa sua capacità un indubbio apporto di conoscenza – da aggiungere alla sua esperienza personale, per maturare nuove prospettive e nuove soluzioni – ed anche un’intensa pratica di mediazione. Sa anche essere inflessibile, quando è necessario, e tutti gli riconoscono di essere diretto, franco, leale, spietatamente realista”.
Alessandro Alfano, sia ben chiaro, vanta un curriculum di tutto rispetto, soprattutto in relazione alla sua giovane età. Peccato però che in passato sia stato indagato per aver comprato esami all’università e poi oggetto di interrogazioni per incarichi falsi nel curriculum quando è diventato segretario generale della camera di commercio di Trapani, posto da cui è stato dimissionato dopo un anno perché la nomina era stata decisa a tavolino.
Insomma, una nomina del tutto legale, ma assai poco elegante, che fa riflettere su come la meritocrazia nel nostro Paese passi spesso in secondo piano.