Al via il processo per l’infermiere coinvolto nel decesso di una giovane donna

La vicenda, avvenuta lo scorso anno, ha scosso profondamente l'opinione pubblica e ha sollevato numerose domande sulla responsabilità del personale sanitario presente sul luogo

Al via il processo per l’infermiere coinvolto nel decesso di una giovane donna

Il processo che si svolgerà il 21 giugno davanti al Tribunale penale di L’Aquila è atteso con grande interesse. In quest’occasione, un infermiere sarà processato per aver causato, secondo l’accusa della Procura della Repubblica di L’Aquila, il decesso di una giovane donna ricoverata per COVID nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale San Salvatore di L’Aquila, il 3 novembre 2020, a causa di una grave negligenza.

Oltre all’imputato, compariranno di fronte al giudice penale anche i due figli della vittima, che si sono costituiti parti civili durante l’udienza preliminare, assistiti dall’avvocato Prof.ssa Ludovici Carlotta del Foro di L’Aquila.

I familiari chiederanno il risarcimento di tutti i danni subiti a causa del decesso della madre. Il valore dei danni subiti è stato prudenzialmente quantificato intorno ai 700.000 euro.Durante l’udienza preliminare del 18 aprile 2023, il giudice per le indagini preliminari di L’Aquila ha deciso di rinviare a giudizio l’infermiere in quanto esistono maggiori probabilità di condanna rispetto alla possibilità di assoluzione dell’imputato.

Uno dei fattori decisivi a supporto dell’accusa è la perizia redatta da un collegio medico peritale incaricato dalla Procura, composto da due medici specializzati di Roma. Durante il processo, questi esperti saranno chiamati a illustrare il loro elaborato peritale davanti al Tribunale penale. La perizia afferma con assoluta certezza che la paziente avrebbe potuto essere salvata se un’anestesista-rianimatore fosse intervenuto entro 3-5 minuti, riposizionando correttamente la cannula tracheale o intubando la paziente tramite via oro-tracheale.

Inoltre, secondo i medici periti, il decesso della paziente è stata causata dalla chiusura della porta e dalla sua successiva apertura dopo un tempo eccessivamente prolungato, circa 15 minuti. All’infermiere, imputato per omicidio colposo nell’esercizio della professione sanitaria, vengono contestati diversi profili di responsabilità basati su questa perizia medico-legale.Siamo tutti nella speranza che al termine di un processo che si preannuncia lungo e complesso, sia possibile fare giustizia per la povera donna scomparsa. 

Continua a leggere su Fidelity News