Agrigento, mafioso scarcerato in anticipo e risarcito: cella troppo piccola

Domenico Seddio, condannato ed incarcerato per associazione mafiosa, è stato rilasciato in anticipo e risarcito con 7208 euro per aver vissuto in una cella fin troppo piccola: ecco i dettagli dell'incredibile decisione.

Agrigento, mafioso scarcerato in anticipo e risarcito: cella troppo piccola

Che l’Italia sia un Paese curioso, talvolta anche molto bizzarro, ormai è cosa nota, a confermarlo l’incredibile notizia di cronaca che arriva dalla provincia di Agrigento, dove il detenuto Domenico Seddio, incriminato per associazione mafioso, non solo è stato scarcerato anticipatamente, ma è stato pure risarcito con una lauta somma per essere stato costretto a vivere la sua carcerazione in una cella fin troppo piccola.

Il 44enne Domenico Seddio era stato condannato per aver partecipato alla riorganizzazione delle cosche mafiose nella città di Porto Empedocle, provincia di Agrigento. Per il mafioso si sono quindi aperte le porte del carcere di contrada Petrusa, provincia di Agrigento, dove però ha trovato delle celle fin troppo piccole.

Stando a quanto motivato dal giudice di Sorveglianza di Agrigento Walter Carlisi, Seddio era costretto a vivere in condizioni “degradanti e contrari ai principi costituzionali“. Motivo per cui il giudice ha disposto per il mafioso non solo la scarcerazione anticipata – la data di uscita del detenuto era prevista per il 17 ottobre – ma gli ha anche accordato un risarcimento economico per il disagio subito ed il danno avuto dall’invivibile situazione.

Il magistrato del Tribunale di Agrigento ha quindi valutato con molta attenzione il reclamo presentato dal legale del mafioso, l’avvocato Vita Maria Mazza, che ha rappresentato alla Corte il fatto che il suo cliente ha dovuto condividere una cella con altri detenuti, avendo a disposizione solo una spazio di 2,73 metri quadrati.

Nella sua motivazione, e conseguente decisione- destinata a scuotere l’opionione pubblica nazionale -, il giudice Carlisi ha sottolineato che il detenuto ha vissuto la sua vita carceraria rinchiuso in uno spazio inferiore ai tre metri, pur avendo assicurata luce e ricambio di aria proveniente da una finestra posta all’interno della cella, anche se in altre celle sono state riscontrate gravi carenze strutturali – come le infiltrazioni d’acqua dal tetto – tanto da rendere degradata la vita al loro interno. Inutile dire che la decisione del giudice potrebbe rappresentare un preoccupante precedente, per olti delinquenti che ora chiederanno di far finire prima la loro detenzione.

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