Agitu Gudeta è stata trovata morta in casa, si segue la pista razzismo

Una donna diventata simbolo di integrazione, la “Regina delle capre felici” , emblema di un’immigrazione virtuosa e possibile, è stata brutalmente ammazzata.

Agitu Gudeta è stata trovata morta in casa, si segue la pista razzismo

Agitu Ideo Gudeta era una energica donna etiope trapiantata in Trentino -dove era arrivata come rifugiata scappata da un Paese in cui pendeva su di lei la minaccia di arresto da parte del governo per le sue denunce contro il land grabbing, l’appropriazione della terra da parte di multinazionali-  e dove, da diversi anni, gestiva una azienda agricola con l’obiettivo di recuperare dall’estinzione la capra Mochena. Con tanta determinazione Agitu ha recuperato un terreno di 11 ettari in abbandono e lo ha valorizzato come pascolo incontaminato per il suo gregge di capre dando vita a “La capra felice” che era pian piano arrivata a contare 200 capi di bestiame realizzando poi un caseificio dove produceva yogurt, ricotta e formaggi con alcuni suoi collaboratori, fino addirittura ad arrivare a creare creme cosmetiche a base di latte caprino. 

Circa due anni fa, Agitu aveva ricevuto minacce a sfondo razziale e lo scorso gennaio, l’autore era stato condannato a 9 mesi per lesioni. Quando è stato trovato il corpo della giovane imprenditrice -riversa in casa dopo essere stata colpita con violenza alla testa-, la sua morte è stata subito raccontata sui social come un omicidio di stampo razzista, cosa che si è rivelata non vera dopo sole poche ore dal fatto. Agitu sarebbe stata invece uccisa da un suo collaboratore ghanese per motivi economici.

Nella notte è stato, infatti, arrestato un uomo, suo connazionale, Adams Suleimani, di 32 anni che lavorava come collaboratore nell’impresa di Agitu Gudeta, occupandosi del pascolo delle capre. L’uomo, scrivono i giornali locali, avrebbe confessato ai carabinieri di aver ucciso la donna a martellate durante una lite per il mancato pagamento di uno stipendio.

Non sappiamo quale sia la verità su questa triste storia ma una cosa è certa : con lei se ne va un simbolo positivo di integrazione, un simbolo di collaborazione, di unione e di attenzione  alla sostenibilità ambientale e sociale.

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