Afghanistan: governo ed alleati responsabili di torture e omicidi

Secondo un rapporto dell'Osservatorio per i Diritti Umani, il governo afghano ed i suoi alleati occidentali hanno promosso stupri, torture ed esecuzioni, celandole agli occhi del mondo, dalla caduta dei talebani ad oggi

Afghanistan: governo ed alleati responsabili di torture e omicidi

Una nuova denuncia arriva quest’oggi dall’Human Rights Watch, l’Osservatorio per i Diritti Umani, relativa stavolta alle accuse mosse agli alti ufficiali del governo afghano, colpevoli di promuovere atti di terrorismo contro la popolazione civile con il tacito consenso del proprio governo, e degli alleati occidentali. Il dossier, intitolato “Today We Shall All Die” (traducibile in “Oggi Moriremo Tutti”) è una triste raccolta di terribili testimonianze, che raccontano e documentano torture di vario genere, stupri ed esecuzioni sommarie, perpetrati dai militari in un contesto di totale impunità avallato in primis dagli stessi vertici del governo afghano, in seguito alla caduta dei talebani.

Citando direttamente il rapporto, si può infatti apprendere che “L’incremento di politiche abusive e di reti criminali non era inevitabile, ma le preoccupazioni immediate per il mantenimento di un inflessibile baluardo contro i talebani, ha fatto passare in secondo piano le visioni politiche di un governo a lungo termine, e con esse il rispetto dei diritti umani in Afghanistan”. Sotto la lente d’ingrandimento sono finiti in particolare otto ufficiali afghani, alcuni dei quali vengono addirittura annoverati fra gli uomini più potenti ed influenti del Paese, ed alcuni membri delle forze straniere ufficialmente alleate all’attuale governo locale. Tra gli implicati nello scandalo figura anche l’ex capo dei servizi di sicurezza, che nega però ogni accusa a riguardo.

Non mancano inoltre numerosi collegamenti con ufficiali e politici americani, colpevoli secondo quanto si legge nel rapporto di assoluta connivenza nei confronti dei criminali. Lo stesso Hamid Karzai, primo Presidente eletto in Afghanistan ed in carica dal 2004 al 2014, aveva dichiarato al momento della sua elezione: “La giustizia è un lusso per adesso, e non perderemo la pace nel tentativo di concedercelo”. Una considerazione perfettamente coerente rispetto a ciò che sarebbe poi successo nel Paese. Uno dei boia più infervorati ed implacabili risponde al nome di Assadullah Khalid, ex capo dell’agenzia di controspionaggio afghana. Secondo un dossier confidenziale stilato dal governo canadese a partire dal 2007, Khalid è uno dei principali mandanti di stupri, torture ed omicidi: “Le accuse delle violazioni dei diritti umani da parte di Khalid sono numerose, e consistenti”. In un telegramma inviato dall’ambasciata americana, il cui contenuto è stato accidentalmente reso noto ai media, Assadullah Khalid viene descritto come “incredibilmente corrotto ed incompetente”.

Ma quando venne ferito nell’ambito di un attentato organizzato dai talebani, il Presidente americano Barack Obama e l’allora Segretario della Difesa Leon Panetta andarono a fargli visita in ospedale, legittimando implicitamente secondo l’Human Rights Watch “la lunga storia di abusi sessuali, torture, corruzione e detenzioni illegali, alcuni dei quali promossi proprio da diplomatici statunitensi o dai loro alleati”.

Anche il capo della polizia di Kandahar Abdul Razziq risulta essere fortemente coinvolto nella straordinaria ondata di criminalità che ha invaso l’Afghanistan dalla cacciata dei talebani ad oggi. L’uomo è stato infatti accusato dell’omicidio di 16 persone, nell’ambito di una vendetta personale per la morte del fratello. Razziq si era inizialmente difeso sostenendo che quelle morti furono la conseguenza di un attentato ordito contro di lui da parte di infiltrati talebani, teoria poi rivelatasi falsa. Inoltre, le Nazioni Unite hanno documentato innumerevoli casi di tortura da quando l’uomo ha preso il comando della polizia di Kandahar nel 2011: i prigionieri venivano infatti sistematicamente mutilati, e le parti del corpo amputate successivamente gettate nelle discariche.

Secondo la denuncia di Transparency International, associazione non governativa fondata nel 1993 a Berlino, che si occupa di casi di corruzione, l’Afghanistan è uno dei Paesi più corrotti al mondo. “Ufficialmente, gli Stati Uniti hanno vagliato delle apposite misure anti-corruzione-si può leggere nel rapporto-ma allo stesso tempo proteggono gli ufficiali accusati di corruzione giudicati essenziali nell’impegno bellico”. Niente di nuovo sotto il sole, insomma: stupri, rapine, omicidi e torture possono venire coperti, e persino legittimati, purché ci si renda utili alla causa a stelle e strisce.

L’Osservatorio per i Diritti Umani ha ufficialmente chiesto al governo afghano, ed ai suoi alleati occidentali, di intensificare i controlli sull’operato di chi dovrebbe garantire la sicurezza all’interno del Paese. Nonostante l’enorme mole di documenti raccolti riguardo agli abusi subiti dalla popolazione, tuttavia, ad oggi non c’è stato un solo caso di processo per torture in tutto l’Afghanistan.

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