Ricordate il ghanese Adam Kabobo? Si proprio lui, il pluri-omicida che all’alba di alcuni anni fa a Milano si macchiò di una terribile serie di omicidi, aggredendo passanti inermi, utilizzando un piccone, si scagliò contro chiunque gli passasse vicino, ebbene il Giudice dell’Udienza Preliminare “G.U.P.” si è espresso condannandolo a 20 anni di reclusione in aggiunta a 3 anni di pena alternativa da scontare in una casa di cura e custodia.
Questa sentenza non ha portato all’espiazione dell’ergastolo per i soliti “vantaggi” che la legge riconosce troppe volte a chi si macchia di orrendi delitti, grazie all’arringa dei vari avvocati di turno e agevolazioni su riti abbreviati e quant’altro, il delinquente di turno riesce ad attenuare la propria condanna.
Nel caso specifico il G.U.P. Manuela Scudieri, dopo aver analizzato attentamente gli atti a lei pervenuti ha riconosciuto all’uomo venuto dall’Africa le attenuanti della semi-infermità di mente, non totale perché da quanto si è appreso il Kabobo, pur non essendo lucido al momento dell’arresto, ha depredato le vittime togliendo loro i cellulari quindi “agendo con lucidità”. Il pubblico ministero Isidoro Palma aveva chiesto come pena 20 anni di reclusione. In aggiunta, dopo aver espiato la pena, 6 anni come pena alternativa da scontare in una casa di cura e custodia, almeno tra richiesta e sentenza si è proceduto sullo stesso binario in quanto il G.U.P. Scudieri ha accolto quasi totalmente la richiesta.
Ai familiari delle vittime, ricordiamo i loro nomi ed età (Carella Daniele 21 anni, Carolè Alessandro 40 anni e Masini Ermanno 64 anni), sono stati riconosciuti dal giudice provvisionali che oscillano tra i 100mila e 200mila euro per ogni parte civile, mentre il Comune di Milano che inizialmente voleva costituirsi parte civile si è ritirato da questo proposito. I familiari delle vittime attendevano con trepidazione questo processo ed è trapelato il malcontento da parte loro, il figlio di una delle vittime ha fatto sapere che 20 anni di carcere per tre delitti orripilanti, lasciano sgomento ed ha quantificato che ad ogni morto corrisponde una pena di circa 6 anni.
Ricordiamo brevemente quanto accadde quel nefasto 11 maggio. Era l’alba in zona Niguarda a Milano e Kabobo andava in giro per la città con un piccone in mano. Nei pressi di un bar aggredisce Carolè colpendolo alla testa, vana la corsa in ospedale morirà poco dopo; poi è la volta del pensionato Masini e del giovane Carella intento nel suo lavoro a consegnare giornali. La sua follia si placa all’arrivo dei carabinieri che a loro volta vengono minacciati dal ghanese, ma seppur a fatica riescono a disarmarlo ed arrestarlo.
Tra 45 giorni le motivazioni della sentenza saranno depositate.