Per Abdelmajid Touil l’accusa era quella di aver partecipato alla pianificazione dell’attentato al Museo del Bardo di Tunisi che, il 18 marzo, provocò 24 vittime (di cui 4 italiani); era questo il motivo per cui il giovane marocchino era stato fermato in un appartamento a Caggiano, nella periferia a ovest di Milano.
Il mandato d’arresto internazionale emesso dalla Procura di Tunisi, in una fase iniziale, accusava Abdelmajid Touil di aver partecipato materialmente all’attentato, per poi virare su un semplice supporto logistico; ora è indagato per terrorismo internazionale dalla Procura di Milano, anche era un perfetto sconosciuto per l’intelligence italiana.
L’uomo era seguito da un mese su segnalazione dei servizi segreti tunisini, e il blitz delle forze dell’ordine è avvenuto martedì sera, nella casa dove vivevano da anni la madre, i due fratelli, la cognata e il figlio di 3 anni. Secondo la ricostruzione fatta dagli investigatori, Abdelmajid Touil sarebbe arrivato in Italia il 17 febbraio, quando sbarca nei pressi di Porto Empedocle con un barcone, insieme ad altri 90 immigrati circa: dopo il provvedimento di respingimento delle autorità italiane, da quel momento in poi se ne perdono le tracce.
Fino a quando la madre non denuncia la scomparsa del passaporto del figlio ai carabinieri di Trezzano sul Naviglio. A questo punto, fino ad oggi si sospettava che Abdelmajid Touil fosse tornato in Tunisia per l’attentato. La svolta è arrivata in mattinata, quando una sua professoressa ha confermato la sua presenza in una scuola per stranieri a Milano, come confermato anche dai registri di classe.
Anche la madre, interrogata dagli inquirenti, ha confermato: “Eravamo insieme”. Chiaramente, questo non esclude il fatto che possa essere stato coinvolto comunque nell’attentato. In Tunisia vige la pena di morte, ed è questo il motivo per il quale il Governo italiano sta ragionando se concedere o meno l’estradizione ad Abdelmajid Touil.