Il 9 ottobre 1963 alle ore 22.42, al confine tra le province di Belluno e Pordenone, 270 milioni di metri cubi di roccia scivolarono dal versante settentrionale monte Toc nel sottostante bacino artificiale che conteneva circa 115 milioni di metri cubi di acqua della diga del Vajont.
Un’onda di piena superò di 250 metri in altezza la sommità della diga e si riversò nella sottostante valle del Piave, distruggendo quasi completamente il paese di Longarone e i comuni limitrofi. Le vittime furono oltre 2.000, solo a Longarone furono 1.450 tra cui 487 bambini con meno di 15 anni.
Le cause della tragedia furono ricondotte alla sottovalutazione del rischio idrogeologico da parte dei tecnici progettisti e dei dirigenti dell’ente gestore dell’opera. A costruzione della diga conclusa, si scoprì che i versanti avevano caratteristiche tali da non renderli adatti a ospitare da un serbatoio idroelettrico di quella capacità. I gestori, con la connivenza di enti e ministero, occultarono negli anni i dati allarmanti che rivelavano la pericolosità della situazione che si era venuta a creare con la costruzione del manufatto.
Tra le concause della tragedia, l’ultima in ordine cronologico fu l’innalzamento delle acque del lago artificiale oltre la quota di sicurezza di 700 metri, operazione che ufficialmente fu motivata con la necessità di collaudare l’impianto, ma in realtà aveva lo scopo di controllare la eventuale caduta di una frana di antica data che già incombeva sull’invaso, per evitare che un cedimento improvviso del versante provocasse un’onda di piena incontrollabile, come infatti si verificò.
I calcoli stimati sulla base di modelli matematici prevedevano che un eventuale scivolamento si sarebbe verificato a una velocità tre volte inferiore a quella che invece fu la velocità effettiva di scivolamento della roccia.Ad aggravare la situazione furono le abbondanti precipitazioni meteorologiche che si verificarono in quel periodo.
La giornata di oggi, data di lutto cittadino per il paese di Longarone, è ricca di eventi commemorativi. Presso il Municipio ha luogo una commemorazione civile con la presenza della autorità, dei superstiti e di tutta la popolazione, per non dimenticare la tragedia, mentre nella chiesa di Longarone vengono celebrate due messe, una delle quali termina la sera con il suono delle campane alle ore 22.42, orario in cui si è verificata la catastrofe.
Nel febbraio 2008, nel corso di una sessione dedicata alle Scienze della Terra, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il disastro del Vajont è stato definito, assieme ad altri quattro eventi, un caso esemplare “disastro evitabile” causato dal “fallimento di ingegneri e geologi nel comprendere la natura del problema che stavano cercando di affrontare”.