Forse non tutti ricorderanno la storia di questa splendida ragazzina in foto. Si chiamava (purtroppo l’imperfetto è d’obbligo) Larissa David e aveva 15 anni; solo 15 anni. Larissa non è più con noi, non fa più parte della dimensione terrena. E’ stata investita e uccisa mentre attraversava le strisce pedonali. Come ogni mattina, si stava recando al bus che l’avrebbe portata a scuola. Erano circa le 7:00 dell’11 ottobre dello scorso anno quando, tutto ad un tratto, la sua routine ha preso una piega decisamente inaspettata e fatale. Quel giorno all’Istituto tecnico a indirizzo turistico Einaudi di Chiari la studentessa non ci è mai arrivata.
A stroncarle la vita, un camionista 54enne che l’ha travolta e sbalzata per diversi metri dal mezzo che guidava, in via IV Novembre. L’impatto sull’asfalto è stato violentissimo, sotto gli occhi di diversi testimoni che, alle prime ore del mattino, si stavano recando freneticamente a lavoro e stavano iniziando la loro giornata. Gli operatori del 118, tempestivamente allertati, sono giunti sul luogo della tragedia e hanno provveduto a trasferire la 15enne, in codice rosso, al pronto soccorso dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.
All’interno del nosocomio, i medici hanno potuto, sin da subito, constatare le gravissime condizioni in cui Larissa versava. Ciò nonostante, hanno provato in tutti i modi, con ogni mezzo possibile, a salvarle la vita, ma i traumi e le ferite riportate nell’impatto sono stati talmente forti, da non lasciarle scampo. La ragazzina è morta dopo qualche giorno dal ricovero. Oggi, per i suoi genitori, è arrivato il giorno della sentenza; quello in cui hanno rivissuto i tristi giorni di agonia, sino al decesso della loro “bambina”, facendo i conti con un verdetto che ha generato in loro una fortissima rabbia. Il camionista responsabile dell’investimento di Larissa, a seguito del quale la giovane è morta, ha patteggiato 2 anni di carcere con pena sospesa. Il gip ha accolto la richiesta degli avvocati difensori dell’imputato che avevano già ricevuto l’ok del pm. Ovviamente la rabbia dei genitori è esplosa. “Siamo condannati a vita“, queste le loro prime parole dopo il verdetto che ha stabilito che il 54enne non debba scontare alcun giorno di carcere.