Isis, guerra a Twitter: nel mirino anche i dipendenti

L'Isis dichiara guerra a Twitter, "colpevole" di aver cancellato profili utilizzati dai fanatici dello Stato Islamico per la loro opera di reclutamento e propaganda della jihad.

Isis, guerra a Twitter: nel mirino anche i dipendenti

Anche Twitter finisce nel mirino dell’Isis. I fondamentalisti islamici stanno ampliando sempre di più la loro cerchia di “nemici giurati“, coinvolgendo col passare del tempo un numero sempre maggiore di Paesi, associazioni, organi politici e movimenti sociali e religiosi. Ora nel mirino dei fanatici sono finiti persino i social networks, ed il primo della lista è Twitter. Il colosso di San Francisco, che può vantare 284 milioni di utenti attivi nel mondo secondo le stime del 2014, è infatti finito sotto la lente d’ingrandimento dell’Isis dopo che il social aveva fatto cancellare molti profili utilizzati da membri dello Stato Islamico per promuovere minacce ed opere di reclutamento su internet.

“La vostra guerra virtuale contro di noi, ora provocherà una guerra reale contro di voi”. E’ questa la minaccia che proviene dal cuore pulsante del movimento di estremisti religiosi promotore della “nuova jihad”, una guerra totale dichiarata a qualsiasi persona o ente al mondo che decida di non sottomettersi all’autorità del Califfo Abu Bakr al-Baghdadi. Il messaggio minatorio, scritto in arabo, è diretto nientemento che a Jack Dorsey, fondatore di Twitter. Un primo piano di Dorsey è allegato al post, con il più classico dei mirini stampato proprio in mezzo agli occhi.

Il delirante messaggio prosegue così: “Avete iniziato una guerra destinata a fallire. Vi avevamo detto dall’inizio che questa non era la vostra guerra, ma non ci avete ascoltato e avete continuato a chiudere i nostri account su Twitter, ma come vedete noi riusciamo sempre a tornare. Ma i nostri leoni verranno a togliervi il fiato, allora voi non resusciterete”. L’appello, diretto ai foreign fighters islamici, è inequivocabile: “A tutti gli jihadisti del mondo, colpite Twitter ed i suoi interessi in ogni luogo, persona ed edificio, e non lasciate sopravvivere nessun ateo”.

Il messaggio prosegue degradando su toni canzonatori, con un’ulteriore postilla diretta ancora al fondatore dell“uccellino”: “Hey Jack, come proteggerai i tuoi dipendenti quando i loro colli diventeranno un obiettivo ufficiale per i soldati del Califfato…cosa dirai alle loro famiglie?”. Insomma, la politica dello Stato Islamico è chiara: a morte gli atei, i musulmani che non abbracciano la “jihad” intrapresa dall’Isis contro l’intero pianeta, ed in generale chiunque si azzardi a dire una mezza parola contro il Califfato ed il suo operato dittatoriale e disumano. Ma quando sono loro ad essere oggetto di censura, a quel punto non va più bene perché devono essere lasciati liberi di parlare.

Una mentalità che può riassumersi nel tristemente famoso adagio di mussoliniana memoria: “O con noi, o contro di noi”.

Twitter sta nel frattempo collaborando con le autorità competenti per verificare l’attendibilità del messaggio, apparso in anteprima sul sito web pastebin che ha sede in Polonia, e che viene normalmente utilizzato dagli stessi programmatori quale archivio di frammenti ed esempi di codici sorgente. “Il nostro team di sicurezza sta indagando sulla loro attendibilità con le pertinenti forze di polizia”, dichiara il social network, in relazione alle minacce ricevute.

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