Bologna: impianto di embrioni congelati nel ’96

Il tribunale civile di Bologna ha accolto il reclamo di una donna di 50 anni che voleva farsi impiantare gli embrioni prodotti con fecondazione assistita diciannove anni fa. Il policlinico di Sant'Orsola si prepara ad eseguire l'intervento

Bologna: impianto di embrioni congelati nel ’96

Una donna Ferrarese di 50 anni ha ottenuto dal tribunale civile di Bologna, il permesso di poter impiantare gli embrioni prodotti con fecondazione assistita diciannove anni fa.

Il ricorso della donna era stato rigettato in primo grado ma ora i giudici hanno dato il loro via libera e ordinato al policlinico di Sant’Orsola di provvedere immediatamente all’impianto. I giudici scrivono che, vista l’età della donna, i risultati incerti della fecondazione assistita e le maggiori difficoltà rapportate al progredire dell’età, è necessario intervenire in via d’urgenza, non potendo la donna “attendere il normale esito di un procedimento civile ordinario, stante la sua lunga durata“. A febbraio 2013 c’è stato il ricorso in via d’urgenza, che il tribunale ha rigettato, poi il reclamo è stato accolto dal collegio, dopo un’udienza a dicembre 2014.

Era il 1996, prima dell’approvazione della legge 40 del 2004, che in Italia vieta la crioconservazione di embrioni, quando la donna decise, insieme al marito morto nel 2011, di sottoporsi alla fecondazione assistita. Gli embrioni prodotti sono stati crioconservati per tutti questi anni e ora la donna si appresta a sottoporsi all’intervento per farseli impiantare. “E’ una decisione pro vita, in quanto, senza l’intervento del tribunale cui si è fatto ricorso, non si sarebbe potuto conoscere quale sorte riservare ad embrioni già formati“. E’ il commento dell’avvocato della cinquantenne Boris Vitiello che ha seguito prima il ricorso e poi il reclamo della donna.

Per giudicare il caso, i giudici hanno fatto riferimento alla postilla secondo cui “in caso di embrioni crioconservati, ma non abbandonati, la donna ha sempre il diritto di ottenere il trasferimento“. Per questo dunque è stato accolto il ricorso della donna che dopo il primo tentativo di impianto non riuscito nel 1996 aveva otto embrioni non impiantati che furono congelati, con il consenso dei due coniugi. In seguito, per vari motivi tra cui anche una malattia dell’uomo, la coppia non fece altri tentativi di impianto ma continuò a confermare la volontà di mantenere gli embrioni crioconservati.

In seguito alla morte del marito, la donna si è rivolta di nuovo al centro di procreazione medicalmente assistita chiedendo di essere sottoposta all’impianto degli embrioni. Nonostante il comitato di bioetica dell’università abbia dato subito il suo via libera, la direzione ha negato l’intervento, appellandosi alla legge 40 secondo cui doveva sussistere la permanenza in vita di entrambi i coniugi.

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