Così come nella Plaza de Mayo a Buenos Aires e in altre città del Paese, anche a Santiago, una ventina di argentini si sono riuniti davanti all’Ambasciata d’Argentina sollevando cartelloni con la scritta “Yo soy Nisman“, Io sono Nisman, riprendendo l’espressione “Je suis Charlie” con cui il giornalista francese Joachim Roncin aveva espresso i suoi sentimenti di paura rispetto all’attentato di Parigi.
I manifestanti protestano contro la morte del procuratore argentino Alberto Nisman, a capo dell’inchiesta sull’attentato terrorista del 1994 contro l’Associazione ebraica in argentina (AMIA), avvenuta poche ore prima di comparire davanti al Parlamento per presentare le prove a sostegno delle sue accuse contro la presidente argentina Cristina Fernández, sospettata di insabbiamento e di aver coperto la responsabilità iraniana della strage.
La perizia sul corpo del procuratore avvalora l’ipotesi del suicidio, esclude l’intervento di terze persone. Però il pm incaricato di indagare sulla morte del procuratore, Viviana Fein, non esclude la possibilità che si sia trattato di istigazione al suicidio, anche perché la calibro 22 ritrovata accanto al corpo era di proprietà non del magistrato ma di un suo collaboratore.
La presidente Cristina Fernández, come emerge dalle sue parole pubblicate su Facebook la sera del ritrovamento del cadavere, sembra non avere dubbi sul fatto che si sia trattato di suicidio: “La morte di una persona provoca sempre dolore per i suoi cari e costernazione per il resto del mondo. Il suicidio, ancor di più, provoca prima stupore, e interrogativi poi. Cosa porta una persona a prendere la terribile decisione di togliersi la vita?”
La famiglia di Alberto Nisman, invece, insiste sul fatto che l’uomo non aveva nessuna intenzione di suicidarsi. E a dimostrazione di ciò, la madre del procuratore ha dichiarato di aver trovato su una delle sue scrivanie, insieme alla documentazione che stava studiando per la sua presentazione al Parlamento, un foglio destinato alla sua domestica con la lista delle cose che avrebbe dovuto acquistare il lunedì, ossia il giorno dopo il rinvenimento del corpo senza vita.
Tesi tra l’altro avvalorata dal risultato della perizia balistica, dal quale emerge che sulle mani del defunto non è stata rilevata nessuna traccia di polvere da sparo. L’ha dichiarato questa mattina il pm Viviana Fein, che durante la giornata di oggi dovrà sentire i 10 uomini della Polizia Federale incaricati della protezione del procuratore e il personale del lussuoso edificio di Puerto Madero in cui il defunto viveva e in cui è stato ritrovato senza vita.