Un tentativo di suicidio è stato commesso nel carcere di Civitavecchia. Un detenuto albanese di 30 anni, tenuto nel Reparto Osservazione del Nuovo Carcere Penitenziario del Comune portuale, ha fatto un cappio e ha tentato di impiccarsi con una corda nella sua cella. A renderlo noto è Donato Capece, il segretario generale del Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria.
Ecco il documento redatto dal penitenziario di Sappe: “Per fortuna l’insano gesto, un tentativo di impiccamento, non è stato consumato per il tempestivo intervento dei poliziotti penitenziari, ma l’ennesimo evento critico accaduto in un carcere italiano è sintomatico di quali e quanti disagi caratterizzano la quotidianità penitenziaria“. Il segretario Donato Capece ha elogiato i poliziotti del penitenziario per il loro gesto, e ha espresso una particolare menzione nei loro confronti, sottolinenado che i due agenti meritano una “ricompensa ministeriale“.
Donato Capece ha anche ribadito che grazie alla polizia penitenziaria sono stati evitati numerosi suicidi in carcere negli ultimi anni. Infatti, su un totale di 17 mila suicidi sono stati impediti almeno 125 mila tentativi di autolesioni che avrebbero peggiorato ulteriormente la situazione. Capece ha sottolineato come molti di questi atti di autolesionismo si siano verificati nel Nuovo Complesso Penitenziario di Civitavecchia.
Capece continua il suo parere e aggiunge che l’allarme sulle condizioni delle carceri è eclatante. Nonostante le difficoltà però Capece ha riconosciuto che l’impegno delle Istituzioni e degli agenti che ogni giorno svolgono il loro servizio all’interno delle carceri ha contribuito ad evitare molte tragedie. Ecco un commento di Capece: “La situazione nelle carceri resta allarmante. Per fortuna delle Istituzioni, gli uomini della Polizia Penitenziaria svolgono quotidianamente il servizio in carcere con professionalità, abnegazione e soprattutto umanità, pur in un contesto assai complicato per il ripetersi di eventi critici. Ma devono assumersi provvedimenti concreti: non si può lasciare solamente al sacrificio e alla professionalità delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria la gestione quotidiana delle costanti criticità delle carceri laziali e del Paese tutto.”
Le sue parole sono un monito per le istituzioni a migliorare le condizioni strutturali delle carceri per rendere più umane le condizioni dei detenuti. Una revisione delle regole sarebbe anche opportuna per venire incontro ai loro bisogni e aiutarli in molte situazioni di difficoltà.