Roma: poliziotti e complici arrestati per rapin@ in un’abitazione di rom

Due poliziotti del commissariato Parioli, insieme a due complici, sono stati arrestati a Roma per rapin@ in abitazione, dopo essersi spacciati per Carabinieri e aver rubato contanti e orologi di lusso a una famiglia nel campo rom di via dei Gordiani.

Roma: poliziotti e complici arrestati per rapin@ in un’abitazione di rom

Una vicenda che sembra uscita da un film giallo ma che si è consumata nella realtà ha turbato Roma. Due poliziotti del commissariato Salario Parioli, già sottoposti agli arresti domiciliari per un colpo simile a Mezzocammino, sono finiti in carcere insieme a un complice marocchino e a un basista croato per una rapina in abitazione commessa con l’abuso della qualifica di pubblico ufficiale.

L’operazione, coordinata dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Ostia e dalla Squadra Mobile di Roma, ha portato all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale capitolino. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, i due agenti si sono introdotti in un modulo abitativo del campo rom di via dei Gordiani presentandosi come Carabinieri dei Parioli e mostrando falsi distintivi.

Con il pretesto di una perquisizione, hanno immobilizzato il padre e la madre, spaventando la famiglia e costringendola a subire la loro azione crimin@le. All’interno dell’abitazione, gli indagati hanno smontato pareti e forzato cassetti alla ricerca di oggetti di valore, riuscendo a impossessarsi di 5.000 euro in contanti e di sei orologi di lusso, tra cui cinque Rolex e un Cartier.

La rapin@ non sarebbe stata un episodio isolato: i due poliziotti erano già coinvolti in un precedente colpo avvenuto a Mezzocammino, dove avevano portato via circa 36.000 euro, sempre agendo con modalità analoghe. La presenza del basista croato è risultata fondamentale per la riuscita del piano, fornendo dettagli sull’obiettivo e sui nascondigli dei beni preziosi, mentre il cittadino marocchino ha collaborato come complice diretto.

L’indagine ha evidenziato come l’@buso della qualifica di pubblico ufficiale abbia aggravato il reato, trasformando quella che poteva essere una rapi@ comune in un atto particolarmente grave, segnato dalla simulazione di autorità e dalla paura inflitta a persone innocenti. L’uso della divisa e dei distintivi falsi ha permesso agli indagati di guadagnare fiducia e controllo sulla situazione, aumentando la gravità della violazione. Le autorità hanno sottolineato che l’azione crimin@le non solo ha violato la legge, ma ha anche minato la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. I quattro indagati ora dovranno rispondere di rapin@ pluriaggravata in concorso, mentre le indagini proseguono per chiarire eventuali responsabilità aggiuntive e individuare altri possibili complici. La vicenda mette in luce il rischio legato all’@buso di poteri pubblici e richiama l’attenzione sulla necessità di controlli stringenti all’interno delle forze dell’ordine, a tutela della sicurezza e della fiducia dei cittadini.

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