L’identificazione del primo caso umano al mondo di influenza aviaria A(H5N5), confermato negli Stati Uniti e conclusosi con la perdita della vita della persona coinvolta, ha richiamato l’attenzione delle autorità sanitarie internazionali. L’Oms ha diffuso una nota dettagliata che ricostruisce i passaggi dell’indagine, ribadendo l’importanza della sorveglianza globale su virus dall’evoluzione rapida e difficile da prevedere.
Secondo quanto comunicato dall’Organizzazione mondiale della sanità, il caso riguarda un adulto residente nello Stato di Washington, già alle prese con alcune patologie. La persona deteneva pollame da cortile e altri uccelli domestici, un elemento ritenuto significativo nell’ambito delle verifiche in corso. Le autorità americane hanno già avviato un monitoraggio attivo di chiunque possa essere entrato in contatto diretto con il paziente, anche se al momento non sono emerse ulteriori segnalazioni.
Il percorso che ha portato alla conferma definitiva del virus è stato graduale. I primi accertamenti hanno rilevato una positività all’influenza A tramite RT-PCR, seguita da una conferma dell’influenza A(H5) presso il laboratorio di sanità pubblica dello Stato di Washington. Il campione è poi passato ai Centers for Disease Control and Prevention (CDC), dove il sequenziamento ha evidenziato la presenza del ceppo A(H5N5). Si tratta di una tipologia di virus influenzale che, pur essendo nota nel mondo animale, non aveva mai coinvolto un essere umano.
L’Oms riporta che i sintomi si sono manifestati nell’ultima settimana di ottobre e che la persona è stata successivamente ricoverata per una condizione molto impegnativa dal punto di vista clinico. Nonostante gli sforzi del personale sanitario, la situazione non ha avuto un esito favorevole.
Il caso, risalente alla fine di novembre, rappresenta il primo episodio umano registrato su scala globale associato a questo specifico ceppo. Al momento, non risultano evidenze di trasmissione da persona a persona. Il tracciamento dei contatti non ha portato a identificare casi aggiuntivi e l’Oms continua a classificare il rischio generale per la popolazione come basso, mentre lo considera da basso a moderato per chi opera a stretto contatto con animali potenzialmente esposti al virus. Nella sua comunicazione ufficiale, l’Oms sottolinea l’importanza di mantenere alta l’attenzione. I virus influenzali sono noti per la loro capacità di mutare e adattarsi, rendendo fondamentale un sistema di sorveglianza che includa analisi genomiche puntuali, condivisione rapida dei dati e aggiornamenti costanti sugli eventuali cambiamenti riscontrati.