L’annuncio affisso nelle bacheche delle classi della Scuola dell’Infanzia Sciesa di Carate Brianza – dove metà dei bambini ha origine straniera – ha rapidamente attirato l’attenzione di genitori, cittadini e media nazionali, suscitando un intenso dibattito pubblico. Il comunicato informava che nella mattinata del 10 dicembre, dalle 9.30 alle 11.45, tutte le classi della scuola avrebbero visitato la residenza RSA del Parco Negri di Carate Brianza, portando in dono una canzone natalizia eseguita nello stile “cup song” e consegnando un piccolo regalo realizzato dai bambini.
I genitori erano invitati a firmare per presa visione e autorizzazione alla partecipazione, con il tragitto previsto a piedi. La fotografia del comunicato, condivisa dall’europarlamentare leghista Silvia Sardone sui social, ha amplificato la diffusione della notizia, portandola sulle cronache nazionali. La scelta di escludere riferimenti religiosi dai canti natalizi è stata motivata dalla volontà di rispettare la pluralità culturale e religiosa degli alunni, in linea con i principi di laicità che regolano le scuole pubbliche italiane.
Tuttavia, molti commentatori hanno interpretato la decisione come una riduzione del ruolo delle tradizioni cristiane e culturali italiane, considerate da alcuni elementi centrali dell’identità nazionale. Il dibattito si è quindi polarizzato: alcuni hanno espresso critiche molto dure verso la scuola, sostenendo che la Costituzione italiana tuteli le tradizioni cristiane anche nelle istituzioni educative, arrivando a chiedere il licenziamento del dirigente scolastico. Dall’altra parte, si sono levate voci a difesa della scelta della scuola, ricordando che lo Stato italiano è laico e che la Costituzione prevede la separazione tra Stato e religione.
In questo contesto, le tradizioni religiose possono essere celebrate in ambiti privati o nei luoghi di culto, mentre nelle scuole pubbliche è necessario garantire inclusività e rispetto per tutti i bambini, indipendentemente dalla loro appartenenza religiosa. Tra le alternative “laiche” ai tradizionali canti natalizi vengono citate melodie come “Jingle Bells”, diffusamente adottata nelle scuole per la sua neutralità religiosa.
Il caso di Carate Brianza ha quindi aperto una discussione più ampia sui temi della convivenza tra diverse fedi, sul ruolo delle tradizioni storiche italiane e sulla funzione delle istituzioni pubbliche nella gestione della diversità culturale. Commenti e confronti sui social hanno evidenziato le tensioni esistenti tra identità nazionale, principi di laicità e libertà individuali.
Al momento, né la scuola né le autorità comunali hanno rilasciato dichiarazioni ufficiali in merito, confermando però che l’iniziativa riflette una linea di neutralità religiosa nei contesti scolastici pubblici, volta a evitare discriminazioni o esclusioni. Dal punto di vista giuridico, il caso rappresenta un esempio concreto della sfida che la scuola pubblica italiana deve affrontare nel conciliare il principio di laicità sancito dalla Costituzione con il contesto sociale e culturale radicato in tradizioni cristiane secolari. La vicenda di Carate Brianza continua così a stimolare riflessioni sul delicato equilibrio tra rispetto della diversità, trasmissione dei valori culturali e ruolo educativo delle scuole.