Felpa con laccio non conforme: il caso di Leonardo Ricci riaccende il tema della sicurezza dei capi per bambini

Il caso avvenuto in un asilo di Soci (Arezzo) riporta al centro dell’attenzione un aspetto sottovalutato: la conformità degli indumenti destinati ai più piccoli e le norme europee che regolano la presenza di lacci e cordini nelle felpe e nei capi con cappuccio

Felpa con laccio non conforme: il caso di Leonardo Ricci riaccende il tema della sicurezza dei capi per bambini

La sorte che ha colpito il piccolo Leonardo Ricci, di appena due anni e mezzo, ha profondamente scosso la comunità di Soci, frazione di Bibbiena, in provincia di Arezzo. La mattina di mercoledì 12 novembre, mentre giocava nel giardino dell’asilo nido “Ambarabà Ciccì Coccò”, Leonardo si sarebbe impigliato con il laccio della sua felpa a un ramo. Le educatrici, accortesi che il bambino non respirava più durante la conta dei piccoli prima di rientrare per il pranzo, hanno immediatamente dato l’allarme.

Nonostante i disperati tentativi di rianimarlo durati oltre un’ora, il bimbo non ce l’ha fatta. Sul posto sono stati chiamati i soccorsi e i carabinieri hanno isolato l’area dell’episodio avviando subito gli accertamenti. La maestra che ha prestato il primo soccorso ha avuto un violento attacco d’ansia, tanto da essere ricoverata per un crollo emotivo.

La Procura ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo, attualmente sono indagate cinque maestre, mentre il giardino dell’asilo è stato posto sotto sequestro. La famiglia di Leonardo, molto conosciuta in paese, è affranta e il Comune ha proclamato il lutto cittadino: la comunità locale si è stretta attorno ai genitori, Alessandro e Caterina, con fiaccolate e messaggi di cordoglio, in una vallata raccolta nel dolore e nella prostrazione.

Al centro delle indagini, oltre alla dinamica del sinistro, vi è l’indumento che Leonardo indossava. Secondo la normativa europea EN 14682:2007, recepita e perfezionata nel 2014, è vietato produrre e mettere in commercio capi per bambini sotto i 134 cm di altezza (indicativamente da 0 a 7 anni) che presentino laccetti, corde funzionali o decorative nei cappucci e nella zona del collo.

Questa regola, nata proprio per prevenire il rischio di strozzamento, stabilisce che eventuali lacci non superino i 7 centimetri di lunghezza e siano collocati solo dove non possano formare anelli pericolosi o impigliarsi facilmente. La direttrice creativa di Monnalisa, Barbara Bertocci, spiega che si tratta di una regola fondamentale di sicurezza, osservata rigidamente dalle grandi aziende di moda per bambini, ma ancora disattesa da alcuni piccoli produttori o nel caso di capi “vintage”, riciclati o dismessi.

Nonostante la norma abbia quasi vent’anni, talvolta è possibile incappare in capi non conformi, proprio come quello indossato da Leonardo. Secondo Bertocci, “La probabilità che un capo con lacci pericolosi si trovi ancora sul mercato può dipendere da diversi fattori: capi molto vecchi, prodotti da realtà produttive che non hanno il nostro sistema di controllo e certificazione, oppure circolano come abiti riciclati nei circuiti informali.” Le aziende che non rispettano queste regole sono soggette a pesanti sanzioniL’autopsia dovrà chiarire la causa esatta della dipartita, anche se la ricostruzione della giornata non lascia molto spazio ai dubbi.

Continua a leggere su Fidelity News