Negli ultimi giorni, il dibattito politico italiano si è infiammato attorno a un tema sempre attuale: la coerenza tra ciò che si predica e ciò che si pratica. A far discutere sono i redditi dei principali rappresentanti della sinistra, coloro che spesso accusano l’esecutivo di privilegiare i ceti più abbienti.
Le recenti dichiarazioni dei redditi hanno infatti rivelato cifre di tutto rispetto per molti volti noti del Parlamento, sollevando più di un interrogativo sulla distanza tra la retorica della giustizia sociale e la realtà patrimoniale dei suoi portavoce. Emblematico è il caso della coppia composta da Nicola Fratoianni ed Elisabetta Piccolotti, entrambi parlamentari di Sinistra Italiana. I due, insieme, arrivano a percepire circa duecentomila euro all’anno, una somma che li colloca ben oltre quella fascia media di cittadini che dichiarano di voler tutelare.
Fratoianni, con un reddito personale di 98.979 euro, non solo gode di un’entrata stabile e significativa, ma ha anche usufruito dei bonus edilizi messi a disposizione dal governo per ristrutturazioni e arredi domestici. Nella sua dichiarazione compare infatti una detrazione di oltre seimila euro per lavori antisismici e mille euro per l’acquisto di mobili.
La compagna, Elisabetta Piccolotti, si attesta su un reddito simile, poco inferiore ai 99.000 euro annui, e insieme i due rappresentano un caso paradigmatico del divario tra la retorica politica e le condizioni di vita reali. In questo contesto, anche dettagli come l’acquisto di un’auto elettrica da quasi cinquantamila euro, definita dalla stessa Piccolotti “un affare”, contribuiscono ad alimentare il dibattito sulla credibilità di certe posizioni sociali.
Non si tratta di un caso isolato. Altri esponenti della sinistra, come Angelo Bonelli, leader dei Verdi, dichiarano oltre centomila euro all’anno, mentre la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, si ferma a poco meno di novantottomila euro. Tutti stipendi che, seppur perfettamente legittimi, pongono una questione di coerenza rispetto alla narrativa politica che dipinge come “ricchi” i cittadini con redditi compresi tra i 30.000 e i 50.000 euro. A chiudere la lista dei redditi più elevati è Susanna Camusso, ex segretaria generale della Cgil e ora senatrice, con ben 187.736 euro dichiarati. Anche lei, nonostante l’entrata di rilievo, ha scelto di usufruire dei bonus edilizi ed energetici, per importi comunque modesti, ma che simbolicamente hanno sollevato critiche da parte dell’opinione pubblica.
Il dibattito, dunque, non riguarda solo le cifre, ma ciò che esse rappresentano. In un Paese in cui il costo della vita cresce e il ceto medio fatica a mantenere il proprio equilibrio economico, l’immagine di politici che guadagnano centinaia di migliaia di euro e, al contempo, si propongono come difensori degli ultimi, genera inevitabilmente perplessità.